Dimessamente

Ci fu, in anni recenti, (approccio al) ferragosto più mogio e dimesso? C’erano ferragosti che non erano ferragosti, perché bisognava lavorare, con scadenze più e meno urgenti da rispettare. C’erano ferragosti che non ci importava niente di niente e nessuno, ché anche se con poco o con meno stavamo bene, oppure eravamo così presi da noi stessi che il resto passava del tutto in secondo piano. E c’erano naturalmente ferragosti di festa e di svaghi, piccoli o grandi che fossero, fossimo o no ben accompagnati. C’è invece, quest’anno, ci sembra, un ferragosto quanto più fermo, stagnante, riflessivo; in un’atmosfera diremmo ormai generale di palese e crescente apprensione (non ancora totale scoramento, per fortuna; disincanto e timori diffusi, sì, ma non resa, non disperazione, non rinuncia a vivere e lottare), con gli occhi finalmente (ri)aperti su noi stessi e sul mondo, tutto fuorché euforici o spensierati.