Di notte, di giorno, di maggio, con un po’ di teatro

La notte di maggio, si sa,
bella com’è innamorare ci fa.
Inebria anche i cuori più duri
di un aroma di foglie e di fiori.

Non è più come prima
un’ode allo stare in cantina.
È il ravvivarsi dei sensi,
più vibranti che assenti.

Lavorare si può,
fino a tardi e anche no.
Quello che conta non è
dimenticarsi di sé.

È stare bene anche se
sono distante da te.
Tu che ami il gelato,
io che faccio un po’ di teatro.

Storpiando la rima,
riprendendo una vena bambina.
Dicendo che no, non è proprio vero
che fa tutto il pensiero.

Si va a dormire così
che è già nuovo dì.
Poi sveglio al mattino,
tocca il lavoro di fino.

Quand’anche vorrei
fare ciò che dovrei.
Ma il bisogno è di leggere,
e un poco anche di dire.

Non è un mondo che piace,
non è un mondo che tace.
È l’unico mondo, però,
dal poco che so.

Forza, sotto, coraggio,
è un bel giorno di maggio.
Smetti di fare il dotto o il cretino,
riavvita per bene quella tua lampadina.