Lavorando con la legna

Non c’è niente di norvegese nel mio rapporto con la legna.

Però c’è un fatto: quando lavoro di motosega, scure, cunei, mazza e – da qualche mese – spaccalegna (l’età comincia a farsi sentire, inutile girarci intorno; e se ti si secca una quercia secolare, hai voglia ad adoperare solo scure, mazza e cunei: non finisci più), entro in un’altra dimensione, mi passa ogni motivo di apprensione o incazzatura, dimentico anche ogni dolore o fastidio fisico e, soprattutto, non ho la testa persa dietro a stupidaggini: tutta la mia attenzione è finalizzata a 1) non farmi male e 2) fare un buon lavoro, in tempi ragionevoli. Centrati questi due obiettivi, la fatica – mai irrisoria – si traduce in pura gioia.

Un giorno forse lo leggerò Norwegian Wood; ma anche senza leggerlo, riesco a capire il perché di tanto successo: lavorare e scaldarsi – e anche cuocere – con la legna è profondamente rigenerativo.