Memoria selettiva

(30 dicembre 2005)

Quando siamo agli inizi e traduciamo poco e niente, quasi ogni traduzione ci appare memorabile e degna di nota.

Quando invece cominciamo a tradurre a spron battuto (nel mio caso, dal 1999, nell’ordine di duecento articoli l’anno), non riusciamo più a conservare una memoria chiara dei lavori fatti negli ultimi mesi, nelle ultime settimane o addirittura negli ultimi giorni; e spesso diventa difficile, se non impossibile, anche solo indicare un paio di quelli che, per qualche motivo, ci sono piaciuti di più e perciò ricordiamo meglio.

Salvo casi speciali (per esempio, la traduzione di grandi nomi, specie se ripetuta), in breve tempo diventa un tutto indistinto, e non ha più molto senso, ad anni di distanza, andare a ripescare qua e là qualche brano preferito.

Il discorso cambia parzialmente quando entrano in gioco dei libri, specie se la loro lavorazione ha richiesto mesi e mesi di fatica e se hanno altresì un discreto valore letterario, nel qual caso è chiaro che ci sono pagine che, con forza, restano a lungo impresse nella memoria.

Ma la mia esperienza di traduttore di libri, oltre che di articoli, reportage e saggi brevi, ha inizio soltanto nel 2000-2001; e poiché non sarebbe stata possibile senza il grande lavorio precedente, prima di cominciare a prenderla in esame devo ricordare qualcos’altro di particolarmente significativo del 1998-99.

La scelta non può che cadere sul discorso per il Nobel di José Saramago, nel dicembre 1998, tradotto dall’inglese (ma consultando passo passo anche l’originale portoghese) e pubblicato da «Lettera internazionale» nel numero 59/60 (gennaio-giugno 1999, pp. 2-5. Qui l’inizio).

Questa fu sicuramente la traduzione che mi fece capire che tradurre solo articoli di giornali e riviste, accanto ad alcuni testi semitecnici, cominciava a starmi stretto. Era giunto il momento di sacrificare qualcosa (nello specifico, le traduzioni tecniche, che, pur più redditizie delle altre, non sentivo mie quasi per niente) per tentare con più convinzione e cognizione di causa anche la strada delle traduzioni letterarie (principalmente a livello di saggi, ma, perché no, anche racconti e romanzi, se fosse capitata l’occasione).