Intoppi e ripartenze

(26 dicembre 2005)

Naturalmente, non tutto va sempre per il meglio, nelle traduzioni come nella vita. Anzi, quando più siamo convinti di essere ormai avviati su una buona china e che nulla possa fermarci, capita qualche episodio – più o meno sgradevole – che ci obbliga a ripensare seriamente quanto stiamo facendo e a rivedere e correggere la rotta.

Nella mia esperienza, in genere da questi intoppi temporanei si esce però più rafforzati, più consapevoli dei propri limiti ma anche dei propri punti di forza e, soprattutto, più determinati a non ricadere in tanti vecchi errori.

Nel mio caso, alla fine del 1997, e a conclusione di due anni in cui avevo compiuto grandi passi avanti nel mondo delle traduzioni (questo, al di là del fatto che continuassi ad accumulare domande di collaborazione prive di risposta), giunse del tutto inaspettata la proposta (ghiotta per il me di allora, assai discutibile per il me di oggi) di tradurre nel giro di una settimana un lungo capitolo (una sessantina di cartelle) di un saggio importante. Accettai senza indugi, mettendomi freneticamente a tradurre, a pochi giorni da Natale, solo per scoprire, da lì a un mese, di aver fatto un lavoro completamente a vuoto: la mia traduzione, infatti, fu giudicata così lacunosa da essere ritenuta addirittura «inservibile». Quindi, oltre a non vederla pubblicata, non vidi nemmeno il becco di un quattrino (anche perché, come purtroppo capita a tanti agli inizi, non avevo uno straccio di contratto cui appigliarmi).

Non una grossa perdita, tutto sommato, ma la ferita all’orgoglio ci fu eccome.

Alla fine, si rivelò comunque un’esperienza più che salutare: mi insegnò che, oltre a non essere probabilmente ancora pronto per tradurre dei libri, dovevo maturare una maggiore conoscenza della professione, specie nei suoi intricati aspetti tariffari, contrattuali e giuridici.

Conoscenza che sarebbe presto arrivata, soprattutto tramite la partecipazione a varie mailing list di traduttori – dalle «tecniche» Lantra-L (internazionale), Langit e Langit-2 alle «letterarie» LitTrans (internazionale) e Biblit – e senza la quale forse non sarei mai potuto diventare, a partire dal 1998, traduttore quasi a tempo pieno.