Le livre de Lulu
(23 dicembre 2005)
Quando l’entusiasmo e le energie ti sostengono, e quando vedi che i tuoi sforzi vengono in qualche modo ripagati, quello è il momento in cui puoi anche osare qualcosa al di là delle tue capacità immediate, con incursioni in territori che magari non conosci alla perfezione ma senti alla tua portata.
Fu quanto feci nel 1997 (e di nuovo nel 1998, con lo spagnolo) quando decisi di mettere alla prova la mia conoscenza del francese (da autodidatta, dunque per forza di cose non eccezionale), misurandomi con la traduzione di qualche articolo da «Le Monde», «Libération» ecc.
Fu così che dopo un rodaggio di pochi mesi mi ritrovai a tradurre ufficialmente anche piccoli testi dal francese (cosa che continuo a fare tuttora. Libri no, esito, ma articoli e saggi brevi li accetto volentieri, pur costandomi molta più fatica di quelli dall’inglese).
Chiave di volta furono, di nuovo, alcune traduzioni di prova volontarie, in particolare quella che segue, tratta da «Le Monde de l’Éducation» dell’aprile 1997.
Pur non pubblicata, fece sicuramente da battistrada a una uscita solo poche settimane dopo. Inoltre, mi permise di accedere a un mondo fino ad allora per me sconosciuto: i cd interattivi per i bambini, come appunto Il libro di Lulù o il successivo Il Piccolo Principe, che presto avrei anche regalato ai miei due amatissimi nipoti.
Professione: editore di cd-rom
Romain Victor-Pujebet ha scritto e realizzato il primo best-seller internazionale dell’editoria multimediale, per far scoprire a sua figlia che il mondo può essere migliore se lo si guarda con il cuore e gli occhi di un bambino
di Bernard Soubrier
APRILE 1997
La storia comincia a essere nota, ma non ci si stanca a sentirla ripetere dalla voce del suo protagonista. Ha tutte le movenze di una fiaba, ma la fata, per una volta, è un uomo innamorato della sua bambina e dotato di una volontà di ferro.
Ultimo di dieci figli, Romain Victor-Pujebet entra nell’età adulta in modo assai tipico: attraverso la ribellione. Ribellione contro l’autorità del padre. Ribellione contro il sistema scolastico e i valori superati di una borghesia incapace di comprendere l’epoca. “Al liceo mi annoiavo e non mi riconoscevo nei modelli che mi venivano proposti”. Ribellione contro la prospettiva di dover lavorare per tutta una vita. Per farla breve, come molti giovani della sua generazione, Roman Victor-Pujebet provava il bisogno irrefrenabile di partire alla ricerca di una leggenda da vivere. “Come era logico, non ho trovato subito la mia strada. Ma sono riuscito lo stesso a guadagnarmi i miei primi soldi facendo qualcosa di carino”. Il primo impiego glielo propose Max Sauze, designer di Aix-en-Provence. “Questo lavoro mi permise di scoprire l’universo delle forme e dei colori. Mi diede inoltre la possibilità di acquisire dei buoni rudimenti di tecnica decorativa, cosa che in seguito mi è servita per guadagnarmi da vivere. Grazie a questo, non ho mai patito davvero la fame, che si trattasse di Parigi o degli Stati Uniti. Ogni volta che avevo bisogno di soldi, trovavo sempre dei lavori da fare”.
L’avventura multimediale è ancora lontana. Ma, pazienza: siamo agli inizi degli anni Settanta, il cd-rom non è ancora stato inventato, il più piccolo dei computer occupa una grossa stanza tutta per sé, e Victor-Pujebet ancora ignora che un giorno passerà nottate intere a cercare di far scaturire da uno schermo la bellezza nascosta della vita.
All’epoca Roman non pensa che al cinema. Una passione che gli ha trasmesso la sorella Gertrud, più grande di sei anni e che vive a Filadelfia, dove, giustamente, segue studi di cinema.
Romain lascia Aix-en-Provence per Parigi, nella speranza di costruirsi una carriera davanti o dietro la macchina da presa. Si dà da fare in pellicole a 16 millimetri, come attore e come regista, continuando nel frattempo a fare l’arredatore d’interni. Ma d’improvviso l’atmosfera in Francia gli appare così insopportabile che decide di raggiungere Gertrud a Filadelfia. Per Romain, Gertrud sarà un’insegnante di cinema eccezionale. Che si trattasse di sceneggiatura, di luci, di fotografia, di suoni, di montaggio. “Abbiamo fatto insieme anche il nostro primo film. L’abbiamo girato in Messico, nel 1979”. Intanto Romain si è sposato con Audrey Matson, una modella americana. Per lei accetta di tornare a Parigi. Ma ben presto ha di nuovo la sensazione che la vita in Francia sia opprimente. Così, si esilia ancora una volta a Filadelfia, da solo visto che Audrey ha deciso di ricominciare una sua vita a New York.
Questo dettaglio è importante. Perché se Audrey non fosse tornata a vivere a New York, nei dieci anni successivi Romain non avrebbe avuto la possibilità di fare da assistente alla fotografia per il cineasta Jo Francki. “Spero che i suoi lettori non si stupiscano se per parlare del mestiere di autore ed editore di prodotti multimediali comincio raccontando la mia vita”, dice Romain Victor-Pujebet, fermandosi per un momento. “Ma come potrei fare altrimenti? Io non esco da nessuna scuola di specializzazione, non ho un interesse speciale per il marketing, e se sono arrivato a scrivere e a realizzare tecnicamente Il libro di Lulù è solo perché ho potuto avvicinarmi per tappe successive, e a livello amatoriale, alla scrittura, all’immagine, alla musica e all’informatica”. Quanto alla musica, Romain Victor-Pujebet la scopre sempre a New York. Suo cicerone in questo campo è Stéphane Blaess, attraverso cui incontrerà Stéphane Meppiel, Pascal Imbert e Fela Kuti, e insieme formeranno il gruppo afro Ghetto Blaster. La band andrà avanti per quasi due anni, con Romain cantante e chitarrista. Cacciato quando il gruppo stava per registrare il primo disco, Romain torna a New York. Riprende a fare l’arredatore d’interni e incontra Lila, regina delle notti di Manhattan e designer con un suo studio ad Alphabet City.
Siamo nel 1983. Il primo novembre dell’anno seguente Lila mette al mondo, in un parto prematuro, la piccola Lola. Da quel giorno Romain Victor-Pujebet ha in testa un solo pensiero: regalare a sua figlia il sapore della felicità e permetterle di coltivarla. “Quando Lola compì quattro anni, lasciammo New York. Siamo venuti a vivere a Castres, in una dépendance della proprietà dei miei nonni. Lila e io non sapevamo di cosa saremmo vissuti, ma avevamo un progetto: insegnare a Lola a leggere e a scrivere, farle scoprire la natura, la poesia e tutte le altre semplici gioie dell’esistenza”.
Perché Lola impari più facilmente a leggere in francese, Romain comincia a scrivere delle storie illustrate dove lei è l’eroina. Il metodo dà buoni risultati. Di colpo Romain decide di perfezionarlo acquistando un Machintosh – un SE 30 – con il quale, utilizzando programmi per l’impaginazione e la grafica, si lancia nella confezione di libri più attraenti.
La sceneggiatura innanzitutto
Qualche mese più tardi, durante uno dei suoi viaggi negli Stati Uniti, scopre i primi cd-rom. E malgrado il prezzo elevato dei dispositivi per accedere a questa nuova tecnologia, non resiste. Rientra a Castres con un lettore e un mucchio di cd-rom. Lola ne è incantata. A quel punto, Romain sente il bisogno di trovare il modo di mettere in scena le sue storie. E ci riesce.
Romain Victor-Pujebet riorganizza così la sua vita sulla base del nuovo progetto: di giorno fa da maestro a Lola, che ha preso gusto a questa forma speciale di insegnamento; di notte lavora alla scrittura e alla realizzazione di una favola interattiva che sfrutterà tutte le possibilità offerte dal programma Director. Questa vita stressante durerà poco più di quattro anni, durante i quali Lola parteciperà attivamente alle “riprese”.
Totalmente impegnato a portare felicemente a termine l’educazione di sua figlia e la realizzazione di quello che sarebbe diventato Il libro di Lulù, Romain Victor-Pujelet, d’intesa con la moglie Lila, rinuncia allora a ogni attività remunerativa e chiede il sussidio di disoccupazione, che gli viene accordato.
Per quattro anni Romain, assistito da Bernard Grimal, maestro a Castres, e Caroline Saux, giovane diplomata di Belle Arti, scriverà, girerà breve sequenze filmate, registrerà suoni e voci, digitalizzerà vecchie stampe, creerà in immagini 3D Mnémo, il piccolo robot che farà viaggiare Lulù fuori dal libro, e miscelerà il tutto seguendo una sceneggiatura rigorosa. Il risultato sarà un lavoro dimostrativo molto convincente. “In questi quattro anni non ho mai dubitato dell’esito del mio progetto. La via che avevo scelto non era ancora stata esplorata dagli editori di cd-rom. La mia idea non era creare semplicemente un altro gioco, ma una storia che il lettore potesse esplorare, sia secondo la lettura lineare di un testo illustrato, sia secondo la concatenazione delle scene animate, sia secondo l’ascolto della voce narrante”.
Il demo del Livre de Lulu, che Romain Victor-Pujebet presenterà di stand in stand all’Apple Expo del 1994, illustrava già la nuova direzione che si stava aprendo, con la tecnologia multimediale e l’oggetto-libro che si sostenevano e valorizzavano a vicenda. Questo, però, non fu subito recepito dai tanti editori di cd-rom contattati da Romain Victor-Pujebet. La maggior parte di loro si chiedeva perché mai avesse utilizzato un libro come cornice di una storia interattiva. Solo Aleen Stein, all’epoca responsabile del settore multimediale di Voyager, trovò l’idea straordinaria. Fu lei, del resto, la prima persona a raggiungere un’intesa verbale per i diritti del Livre de Lulu. “Ma non ero ancora arrivato alla fine delle mie fatiche. Presto mi resi conto che la versione dimostrativa che presentavo era solo un demo con un mucchio di difetti. Per farne un vero cd-rom, andava rivisto completamente sotto il profilo tecnico. E la cifra richiesta per realizzare un cd-rom in piena regola ammontava a 1,2 milioni di franchi (circa 350 milioni di lire). Ma né Aleen Stein né io disponevamo di quella somma”.
Per fortuna l’editore Flammarion, che aveva appena creato la sua divisione multimediale e conosceva il progetto di Romain Victor-Pujebet, prende la decisione di acquistare la prima licenza di sfruttamento del Livre de Lulu. La somma ricevuta non è ancora sufficiente per finanziare l’intera produzione, ma permette d’intraprendere un vero giro promozionale.
È allora che entra in gioco l’editore giapponese Toshi Maeda, della Sansuisha, che tra le meraviglie presentate alla Fiera del libro di Francoforte scopre il demo del Livre de Lulu e si appassiona subito a questa favola, benché la sua grafica e il suo spirito non coincidessero esattamente con il gusto che attribuiamo al pubblico giapponese. Ma Maeda intuisce di avere tra le mani un best-seller. Così, dopo una o due notti di riflessione, acquista anche lui una licenza di sfruttamento.
“Da lì in poi si è svolto tutto molto rapidamente. Ho incontrato due produttori, Muriel Lefevre e Jean-Philippe Peugeot, che stavano appena allestendo la loro struttura operativa. Corrispondevano alla perfezione agli interlocutori che cercavo per avviare la realizzazione finale del mio progetto. Abbiamo raggiunto un accordo e messo su una squadra di persone formidabili: Olivier Prislak per la musica, Brigitte Milon per la grafica e le sequenze video, Marc Peyrucq per l’animazione 3D”.
Dopo sei mesi di intenso lavoro, Le Livre de Lulu era pronto per essere distribuito. Ad oggi è stato venduto in ventitre paesi e tradotto in tredici lingue. Finora il successo maggiore l’ha incontrato in Giappone, dove le vendite hanno raggiunto le 80mila copie, mentre in Francia, a poco più di un anno dalla commercializzazione, si aggirano intorno alle 10mila copie, ma, dettaglio interessante, proseguono a ritmo regolare.
La competenza tecnica che Roman Victor-Pujebet ha acquisito nel corso di questa avventura gli viene adesso riconosciuta dai professionisti dell’editoria multimediale. Del resto, Flammarion lo ha ingaggiato come responsabile della collana “Les contes vivants” (Le favole moderne), dove ha già pubblicato altri titoli, tra di cui un adattamento della Regina delle nevi di Andersen, le cui vendite hanno già raggiunto le 8mila copie in Giappone e le 4mila in Francia.
Che consigli darebbe Romain Victor-Pujebet a chi fosse tentato da una carriera nell’editoria multimediale? “Innanzitutto, lo inviterei a valutare bene se sia portato a scrivere sceneggiature. Non si può iniziare a raccontare una storia interattiva senza munirla di addentellati e farle rispettare una o più tracce possibili. Inoltre gli direi che, sebbene alla fine la realizzazione tecnica di un cd-rom sia questione di specialisti, è meglio avere una certa conoscenza di un po’ tutti i programmi di grafica, animazione e messa in scena che esistono sul mercato; gli servirà se non altro per realizzare il demo necessario per convincere un editore a interessarsi al suo progetto. Infine, prima di firmare un qualsiasi contratto di edizione – fossi anch’io il direttore della collana – è meglio consultare un avvocato specializzato, perché le clausole di tutti i contratti di edizione multimediale sono altrettanto complesse di quelle dei contratti di produzione nell’industria cinematografica, televisiva o discografica”. (nm)