Poi…
(30 novembre 2008)
…poi ci sarebbero da raccontare anni – quelli dal 2000 al 2003, fondamentalmente – che con ogni probabilità sono stati i miei migliori sotto il profilo delle traduzioni: i più alacri, attivi, movimentati, rivoluzionari, formativi, pubblici, ricchi, “vincenti”.
Gli stessi anni, per certi versi, che alla lunga mi hanno logorato di più, mentalmente e fisicamente, lasciandomi in definitiva spossato.
Sarà per questo, sarà per altro, non ho perciò voglia di tornarci. Non ancora, almeno, impegnato come sono – dal 2004, l’anno in cui non a caso parte il blog “fogliedivite” – a trovare una via più equilibrata alle traduzioni, che coniughi meglio lavoro e vita, virtuale e reale, mente e anima e corpo. Operazione non facile, ma da cui non si può prescindere.
Tenendo sempre presente quello che disse Ivo Andric dell’opera di un autore, e che secondo me può valere anche per il traduttore:
Lo scrittore, se non in preda al classico abbaglio, riconosce nel suo lavoro un difficile percorso in salita, un lungo tracciato, contorto e sconnesso, sul quale si affacciano edifici isolati e parchi, lungo cui ci sono lotti ancora vuoti, cantieri abbandonati e persino case bruciate. Egli riconosce ogni fallimento, tutti i parti dell’immaginazione, tutti i punti controversi e le discontinuità.