Tra il corpo e la mente

[Non vorrei su questo blog parlare genericamente di libri, specie senza prima averli letti (per bene, aggiungerei). Alle volte, però, la semplice lettura di qualche recensione o anche di reazioni a recensioni stimola dei brevi commenti a latere, con il pensiero che parte per la tangente e mette in piedi una sua piccola riflessione. Quelli che seguono sono appunti del 24 settembre scorso, a margine della lettura di alcune recensioni e note alle recensioni del nuovo libro di Naomi Wolf, Vagina: A New Biography.]

L’editoria mi sa che non va in cerca che di libri come questo, vagamente pruriginosi, pur di creare sensazione e polemica e cercare così di vendere. La stessa Zoë Heller, l’autrice della recensione sulla «New York Review of Books», con Notes on a Scandal a suo tempo non è stata immune a tale tendenza.

Ora, non che ognuno non abbia il diritto di scrivere e pubblicare quello che vuole: ci mancherebbe altro. Ma l’inquinamento ambientale e la trasformazione (fondamentalmente in peggio) dei gusti di lettura che così si determinano, relegano sempre più in un angolo la letteratura e la saggistica davvero di qualità; le quali, oltre ad avere minore spazio in libreria, proprio non riescono a fare breccia nei nostri cuori e nelle nostre menti, cambiati, non possiamo negarlo.

Se oggi io volessi rileggere L’uomo senza qualità di Musil, per fare un esempio, ci riuscirei? Ho forti dubbi. La capacità di concentrazione si è ridotta drasticamente, e si va allora su letture – e, per gli autori, scritture – più easy, meno impegnative e più ammiccanti.

Per altri versi si potrebbe anche dire che il corpo, in tutte le sue manifestazioni ed esigenze, è ridiventato centrale nella vita di oggi, fino in certi casi a divenire un’ossessione, un feticcio (vedi da un lato la mania per la perfezione, per i ritocchi estetici o per l’atletismo spinto, e da un altro anche il dilagare di tatuaggi e piercing), dopo che a lungo lo si era probabilmente sacrificato e mortificato senza un perché, messo in secondo piano rispetto alla coscienza, l’intelletto, il pensiero astratto.

Ma scrivere bene del corpo temo che sia molto più difficile che scrivere bene della mente: le banalità e le castronerie sono sempre dietro l’angolo. E spesso ci si illude che parlarne liberamente, senza pudori, senza infingimenti, equivalga di per sé a fare letteratura.