Trasferte romane, oggi e ieri

Una visita lampo a Roma, due giorni fa, nelle vesti di accompagnatore. Nell’occasione, provando anche l’esperienza di andarci in treno, da Pescara.

Tempi più lunghi che in auto o pullman (sulle tre ore e mezza, anziché due e mezza o tre), ma almeno leggi o lavori senza problemi, ti puoi alzare, andare in bagno e, se ci tieni, scattare foto (in bianco e nero, magari, più in linea con una certa atmosfera d’antan) lungo un contorto ma affascinante percorso tra le montagne, gli altipiani, le colline e le vallate di Abruzzo e Lazio che ricalca grosso modo quello dell’antica via Tiburtina.

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Io che sono delle Marche (anche se “sporche”, meridionali) e a Roma ero semmai abituato ad andarci, in pullman più ancora che in auto, passando per l’altrettanto antica via Salaria (prima che autovelox e la più comoda e rapida autostrada da e per Teramo e L’Aquila, attraverso il ventre del “Gigante che dorme”, facessero preferire le sponde est e sud a quelle nord e ovest del parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, con tanti saluti al fiume Tronto, Acquasanta, Arquata, i cari Monti Sibillini degli antenati, Amatrice, Posta, Antrodoco, il Terminillo, Rieti, la Sabina e la valle del Tevere).

Dunque, seppur con un mezzo e un percorso insoliti, Roma. Solo per poche ore, senza il tempo (e forse nemmeno la voglia) per farsi un buon giro. Anche niente foto, allora.

Alla fine, espletato il motivo della visita, giusto un salto da quella che un tempo era una tappa fissa, la Feltrinelli International di via V.E. Orlando, ma uscito abbastanza deluso, senza prendere niente.

(In passato, non saprei dire fino a quanti anni fa, erano due le Feltrinelli in via V.E. Orlando, a pochi metri di distanza: quella classica, per la produzione in italiano, e l’International; entrambe fornitissime, la prima in particolare per le riviste e la seconda per i dizionari e i libri in lingua originale. Entrando, uscivo sempre carico di libri, riviste o dizionari. Ora un solo negozio, a mio parere non eccezionale, non all’altezza dei precedenti; quasi respingente, anzi, né più né meno di tante altre librerie di catena.)

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Tornato alla base, nelle Marche “sporche”, poche ore perché riaffiorasse il ricordo di un’altra visita lampo a Roma: trent’anni fa, 1992, sempre verso l’inizio di maggio.

Via Salaria quella volta, naturalmente, e in pullman, con le storiche autolinee Cameli, arrivo e ripartenza a/da Castro Pretorio, di fronte alla Biblioteca Nazionale.

Destinazione? Via della Dogana Vecchia, dietro il Pantheon, redazione del trimestrale «Lettera internazionale».

Motivo? Un colloquio con il direttore Federico Coen, per valutare la possibilità di cominciare a fare delle traduzioni per la rivista, dopo la risposta a una mia lettera (con annessa prova volontaria di traduzione) di diversi mesi prima, e l’invito a passare per l’appunto in redazione, se in visita a Roma.

Come andò a finire è stato raccontato in altre pagine di questo sito. Qui basterà dire che, se negli anni a seguire mi sarei calato sempre di più nei panni di traduttore per l’editoria, malgrado studi universitari che non puntavano esattamente in quella direzione, una spinta importante, forse decisiva, venne proprio da quella visita in giornata a Roma, all’inizio di maggio del 1992, e da quell’incontro con il direttore (persona di grandissima umanità, oltre che di elevata statura intellettuale) di una rivista («Lettera internazionale») che non cesserò mai di ricordare, elogiare, ringraziare.

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Oggi mi sta bene andare a Roma anche partendo da Pescara, indifferentemente in auto, pullman o treno, anziché dalla base, Ascoli Piceno, in auto o pullman, perlopiù attraverso l’autostrada A24 Teramo-Roma. Ma le trasferte romane preferite resteranno quelle fatte percorrendo la Salaria, memore degli esordi da traduttore e degli anni a seguire, quando andare nella capitale, principalmente in visita a qualche redazione o a Più libri più liberi, in genere voleva dire tornare carico di belle novità e anche una discreta energia (ciò che negli ultimi tempi è venuto un po’ a mancare, purtroppo).