Slowly and quietly
Era tempo. Tempo di ricominciare a darsi da fare – si trattasse anche soltanto di scrivere, quando non di leggere e tradurre, per il mero gusto di farlo – con quanta più costanza e convinzione riuscisse a estrarre da sé.
Era infatti ripiegata l’estate, passato anche il clamore del ferragosto. E la pioggerella mite che ora scendeva tra un raggio di sole e l’altro stava lì a ricordare che settembre era più che vicino e presto un po’ tutti sarebbero tornati agli impieghi e ai passatempi abituali, amati e non.
Era anche tempo di pomodori, frattanto, di pelati e conserve da preparare e sistemare in vasetti e bottiglie, bollire e infine riporre per le stagioni a seguire, tutto con meticolosa pazienza e certosina attenzione. E aiutare la mamma in quelle amorevoli cure era per lui ogni volta di più un piacere, una necessità interiore più ancora che un obbligo filiale o familiare, quasi una lezione di vita.
Era sforzarsi di preservare il passato e il presente migliori e allo stesso tempo predisporsi ad affrontare e fecondare il futuro con operosa e serena fiducia, slowly and quietly.