«Solo una grande partita di football»
«Guardali» disse Maxwell, indicando verso la festa.
«Che hanno?».
«Sono tutto pazzi».
«E allora? Anche tu».
«Sì, ma io lo so».
«Non so se sono d’accordo».
«Pensano» disse Maxwell, indicando quelli che ballavano come matti dentro e fuori l’appartamento «che tutto questo sia normale».
«Vuoi dire che non lo è?». Cercai di fingermi stupito.
«La vita è solo una grande partita di football» disse, ignorandomi. «I giocatori migliori sanno esattamente quello che stiamo facendo e dove stiamo andando».
«Beh» dissi con sicurezza. «Non so te, ma questo giocatore qui è proprio sulla strada giusta. Per questo ragazzo la vita è solo un grande esame di guida».
Maxwell aggrottò la fronte, disgustato. «Non lo so». Sospirò, guardando oltre l’acqua scintillante della piscina. «A volte penso di sapere esattamente quello che voglio e come ottenerlo. Ma quando lo ottengo, non lo so più. Dopo essermi fatto il culo, sembra come non mi importi granché. È come se fosse tutto cambiato o si fosse spostato… o forse non so…». Si affannava, in cerca delle parole giuste.
«Il problema, Seth,» suggerii col tono di chi ha fatto un importante passo avanti intellettuale «è che la vita cerca di sfuggirti».
Maxwell mi guardò, ancora disgustato. Restammo in silenzio. […]
«È per questo che amano il football» dissi, accennando all’appartamento di Andy. «È facile da capire. Si vince o si perde. Semplice. Diretto. Niente a che vedere con la confusione che regna nelle loro vite. Hai mai notato che la cosa che irrita di più i tifosi è il pareggio?».
Peter Gent, I mastini di Dallas, traduzione di Roberto Serrai, 66th and 2nd, Roma 2013.