Blog di traduttori e blog sulla traduzione

[Era un post di otto anni prima. Ma gli sembrava ancora abbastanza attuale, nonché azzeccato. A prescindere dal fatto che di blog davvero attivi – indifferentemente di traduttori o sulla traduzione – ne restassero ben pochi. E questo sì, gli pareva un peccato: scrivere e leggersi sui blog era altra cosa che farlo – banalmente, lapidariamente, spesso solo pubblicitariamente – su questo o quel social.]

Credo che in linea generale si possa parlare più di “blog di traduttori” che di “blog sulla traduzione”. Magari sono nati tutti per parlare del lavoro e del mondo della traduzione, per condividere informazioni ed esperienze e dialogare con colleghi e normali lettori. Ma, ben presto, nella maggior parte dei casi ci si è accorti che questa impostazione era assai limitante e, per così dire, tarpava le ali: perché è noioso insistere sempre sullo stesso tema, specie se attinente in modo esclusivo alla propria professione, da cui in realtà tante volte si vorrebbe fortemente evadere.

Per questo, credo che i blog “puri” sulla traduzione siano davvero pochi (e, forse, nemmeno i più vitali e creativi, tanto che diversi si sono arenati o non sono mai decollati), mentre quelli di traduttori che propongono un “fritto misto”, o addirittura sono del tutto avulsi da discorsi sulle traduzioni, sono la netta maggioranza e, forse, anche quelli più riusciti e seguiti.

La traduzione è già abbastanza massacrante a farla; dunque, perché essere ancora più masochisti e volerne pure parlare, in maniera semiossessiva, su un blog?* No, meglio variare, se non ignorarla completamente, tenendo se possibile separati i due mondi: quello del lavoro (reale) e quello dello svago (virtuale). Se ne guadagna in serenità, salute e, magari, migliori prestazioni lavorative.

[* Unica eccezione valida, gli pareva, erano i blog multiautore e con i traduttori nemmeno curatori ma, sporadicamente, solo autori. Insomma, qualcosa tipo le Note al traduttore di TempoXme.it.]