Sentimenti contrapposti
Sentimenti contrapposti, oggi, nel leggere un post di Luca Sofri sul nuovo libro di Francesco Piccolo, Il desiderio di essere come tutti (Einaudi, 264 pagine, 18 euro). Inizialmente un desiderio di approfondire e magari comprare e leggere il libro, perché l’argomento interessa, essendoci al fondo un vivere e un sentire generazionali comuni. Presto, tuttavia, un potente senso di ripulsa. Ripulsa per i discorsi sull’Italia e gli italiani e la politica degli ultimi 30-40 anni. Ripulsa che è pure il motivo vero dietro il totale disinteresse per le attuali primarie Pd, la ferma volontà di non seguire più alcun talk show e, di fatto, anche la rinuncia a comprare dei giornali. Sai che presto o tardi occorrerà farsi un po’ (tanta) violenza e cercare di scalfire questa ripulsa, perché non si può e non si deve essere avulsi dalla vita politica e sociale e culturale del proprio paese, ma al momento è un sentimento soverchiante.
Sentimenti contrapposti anche osservando, lungo le strade tra un paese di campagna e l’altro, il numero crescente di persone – uomini e donne, in parte in pensione ma in grande maggioranza ancora no, e tra queste ultime molti giovani – che anche in pieno giorno, nei giorni feriali, porta a spasso il cane, cammina a passo spedito, corre, pedala. Sensazione di invidia, in prima battuta, e compiacimento per l’idea che la bontà e la necessità del movimento fisico, unito a un’alimentazione e una condotta generale di vita più sane, siano ormai valori acquisiti di buona parte della popolazione. Presto, però, anche un retropensiero amaro: d’accordo i turni di lavoro, d’accordo i dipendenti statali, i liberi professionisti, i part-time, gli studenti, le casalinghe e i casalinghi per scelta; ma se tanta gente va a spasso anche in orari e in giorni che normalmente uno associa a momenti lavorativi sarà mica perché sta proprio a spasso, cioè senza lavoro, un lavoro retribuito? Tutti questi ciclisti, tutti questi podisti, tutti questi gran camminatori, tutto questo movimento fisico a ogni ora di ogni giorno feriale non saranno insomma anche un indice della grande crisi occupazionale (e di riflesso esistenziale) che stiamo vivendo? Ci si mantiene oggi molto di più in forma di un tempo, senz’altro; ma quanto spreco di forze attive, e quante persone che quando ne raggiungeranno l’età avranno una pensione insufficiente, irrisoria, se pure ne vedranno una.
Sentimenti contrapposti, in generale, quelli di questi tempi. Tempi in cui fosche ombre (e non sono quelle novembrine, o in ogni caso non queste soltanto) si allungano presto a coprire e smorzare anche lo slancio più entusiastico e propositivo.