Assaporando la vita

C’è crisi, c’è crisi. Ovunque ti giri, più o meno è lo stesso refrain: c’è crisi.

Ma poi ti guardi meglio in giro, specie nelle piccole occasioni di svago, e ti chiedi: ma dov’è o che cos’è questa crisi? Perché l’impressione predominante, stando almeno alla superficie, è come se, dopo anni di sentir parlare di crisi o stare in concreto in mezzo a situazioni di crisi, si sia arrivati a un punto in cui semplicemente si voglia rimuovere l’idea di crisi, come a esorcizzarla, come a non poterne più della cupezza e spesso la paralisi che reca con sé.

C’è crisi? Be’, in un modo o nell’altro si tira avanti lo stesso. Ci si ridimensiona, magari, e si fa a meno di molto – ma non di tutto, in particolare non di ciò che si ama davvero. Perché, anche in mezzo a una crisi, è fondamentale continuare – o, più spesso, ricominciare – ad amare, ad avere piccole e grandi passioni, a credere nel futuro e – alle volte pur procedendo molto a tentoni – progettare.

Non stupiscono, allora, le tante coppie giovanissime e già con figli che si vedono alle sagre di paese o alle feste popolari in città. Né stupisce che le persone comuni abbiano voglia di uscire, al primo accenno di bel tempo e di caldo, e stare serenamente in mezzo ad altre persone semplici, normali, senza troppe pretese, e insieme a queste fare senza strepiti la fila per un cestino di ciliegie, un assaggio di torta, un involto di arrosticini, un panino con la porchetta, un gelato o un dolcetto di quelli gustosi, sul serio artigianali.

C’è crisi, d’accordo, e per questo si deve rinunciare a molto; ma ciò non significa che si debba anche rinunciare ad assaporare la vita.