Nonostante tutto
Ci sono giorni che snervano.
Già in partenza, già con giorni o settimane di anticipo magari, sai che non saranno una spensierata, allegra passeggiata. Sai che, a dispetto di ogni migliore rassicurazione e predisposizione positiva, quel giorno qualcosa potrebbe andare storto – e in linea con la legge di Murphy quasi sicuramente lo farà. E sai che, comunque vada, ci puoi fare poco. Ti rassegni allora e, senza nemmeno indossare speciali caschetti di protezione, ti accingi a quel che sarà.
A volte c’è la sorpresa, che sia in positivo o più spesso in negativo. Altre una conferma. In generale, la conferma è che ogni giorno che passa c’è un po’ più da tribolare.
Vabbe’, anche questo è la vita in fin dei conti, sospiri rassegnato.
Ma come snervano certi giorni.
E come è un miracolo certi giorni arrivare a sera, dopo un’altalena di impegni e di emozioni, e con parziale sollievo pensare: comunque sia andata, anche oggi suppergiù è andato. Non che sia tutto come in una vecchia, ingenua poesiucola sulle sere di maggio*. La fatica degli anni passati si fa sentire. Ma una piccola tregua dalle tante, crescenti apprensioni te la congedi. Che sia leggendo, che sia ascoltando, che sia scrivendo due righe, che sia facendo due passi nella campagna, che sia chiudendo gli occhi e tacendo.
Nonostante tutto.
* La sera,
torna sempre la sera
col suo fare ammaliante,
con un che di speciale:
forse il silenzio di fondo
che bene s’accorda con me,
forse il sollievo insomma
che anche oggi è andato,
forse lo stare del pensiero sospeso,
come incantato,
a non volere alcunché.
È poi sublime la sera di maggio
quando stare di fuori è delizia,
quando dappertutto nell’aria è profumo,
lungo i viali di platani o tigli
per la città e nella campagna
che è una verde marea.
(maggio 1994)