Altro non si può far: c’è da lavorare!

Era il 30 luglio quando scrivevi l’ultimo post. A chiamarlo post, poi, ci vuole coraggio: cinque righe stentate, a sancire peraltro l’ovvio: il fermo estivo del blog-sito (già più che evidente, non avendo scritto nulla oltre i 140 caratteri per tutto giugno e luglio). Da allora sono passati tre mesi, con l’estate da tempo (s)finita e in archivio. Eppure… eppure qui ancora niente… niente di nuovo sulla colonna principale, quella di sinistra, mentre sul colonnino di destra scorrono i cinguettii, gli sbrigativi – e spesso frivoli – aggiornamenti via Twitter.

Non che non ne siano successe di cose degne di nota, degne di scrittura non breve, in questi ultimi tre mesi. Per dirne una soltanto, ovvero la principale: il terremoto – anzi, i terremoti – del centro Italia, sull’Appennino tra Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo. Insomma, non lontano da dove vivi tu (a pochi chilometri da Ascoli, direzione Val Vibrata) e che di conseguenza hai avvertito benissimo (cioè, malissimo, per quanto si sono sentiti forte. L’ultimo, quello di 6.5, alle 7.40 del 30 ottobre, la domenica del cambio orario, davvero spaventoso, vissuto all’aperto, con la terra che oscillava e si rigonfiava e abbassava sotto i tuoi piedi, e case e alberi che si inclinavano paurosamente di qua e di là). Terremoti, per giunta, con epicentri vicinissimi al luogo di origine dei tuoi e delle tue vacanze estive da bambino e adolescente: Montegallo (dove avresti pure una casetta, non ultimata ma per buona parte ristrutturata da una ventina d’anni – con buoni criteri antisismici, a quanto pare, stando all’agibilità certificata dai tecnici dopo la scossa 6.0 del 24 agosto, anche se ora sarà tutto da verificare da capo), nella zona del cratere (a est, proprio sotto la cima del Vettore, la montagna che si è “spaccata” nel versante ovest, verso Castelluccio di Norcia) e, soprattutto dopo la scossa di 6.5, ha subito danni ingenti, non ultimo al patrimonio architettonico religioso (in primis, la chiesa di Santa Maria in Pantano, di grande valore affettivo-simbolico, oltre che artistico: per tradizione, il luogo eletto dove salire a festeggiare, da tutte le valli e i paesi vicini, il lunedì di Pasqua e Ferragosto).

Il terremoto, dunque, le scosse reiterate e anche di forte intensità. L’apprensione, di conseguenza, per te e più ancora per i tuoi, molto più vulnerabili, fisicamente ed emotivamente. Le verifiche, i sopralluoghi, la commozione, le precauzioni, perciò. Le tante notti con i vestiti addosso, su una sdraio, un divano o un letto alla bisogna, il più vicino possibile a una via di fuga.

Senza dimenticare i lavori, perlopiù lontano dal computer. I lavori preliminari alla semina, la legna da riporre all’asciutto per l’inverno, la raccolta delle olive (avendo fortunatamente respinto gli attacchi di mosca olearia con gli adeguati e tempestivi trattamenti), il nuovo forno a legna (tanto progettò, tanto disse e tanto fece, per una volta, senza indugiare troppo!), la semina (a breve, pioggia permettendo).

È invece il computer – il lavoro al computer, e non solo la scrittura al computer, in verità – che sembra non prendere più come un tempo. E sì che anche qui ci sarebbe di nuovo da ben lavorare, per fortuna, con nuove gustose traduzioni da approntare con celerità.

Mentre è questione di giorni l’arrivo nelle librerie di Charles J. Shields con L’uomo che scrisse il romanzo perfetto. Ritratto di John Williams, autore di Stoner, felice co-traduzione con Franca Di Muzio (alias @copydimare) per Fazi Editore, è il caso allora di riprendere familiarità e assiduità anche con questo mezzo.

Perché la priorità, anche nelle emergenze più drammatiche, va data sempre alle attività produttive, le uniche che ci garantiscono un presente e un futuro, se condotte con criterio, meticolosità, impegno. Il resto, col tempo, verrà da sé.