Qualcosa di diverso
[…] Vinco più spesso. Dovrei essere contento. Invece sono nervoso, perché è finita. Ho goduto di una trionfante stagione sul cemento, il mio corpo vuole continuare a giocare su quella superficie, ma sta per iniziare la stagione sulla terra. Il brusco passaggio da una superficie all’altra cambia tutto. Il tennis sulla terra è diverso, perciò il tuo gioco dev’essere diverso e così il tuo corpo. Invece di saltare da una parte all’altra, con partenze e arresti rapidi, devi scivolare, piegarti e danzare. Muscoli familiari svolgono un ruolo di supporto, mentre dominano quelli rimasti inattivi fino ad allora. È già abbastanza penoso non sapere chi sono nelle circostanze migliori. Diventare improvvisamente un altro, un tennista da terra, accresce la frustrazione e l’ansia.
Un amico mi dice che le quattro superfici del tennis sono come le quattro stagioni. Ognuna vuole da te qualcosa di diverso. Ciascuna prevede doni e costi diversi. Ciascuna altera radicalmente il tuo atteggiamento, ti trasforma a livello molecolare. Dopo un solo turno agli Open d’Italia, nel maggio 1988, non sono più Andre Agassi. E non sono più nel torneo. […]
Andre Agassi, Open. La mia storia, traduzione di Giuliana Lupi, Einaudi, Torino 2011, pp.151-152.