La fine dell’estate

“Anche a te fa male la fine dell’estate” dice. “Ti incupisce. Ti inasprisce. Ti rinchiude ancora di più in te stesso, quando invece ti farebbe molto meglio continuare a interagire, anche solo online, e dialogare.”

“Sarà…” rispondi laconico.

Fra di te pensi in realtà che ti faccia bene: l’avvicinarsi dell’autunno poco a poco ti risveglia, ti scuote da un protratto torpore vitale, mentale e intellettuale, facendoti quanto più tornare in te. Forse ti estremizza, ti rende più drastico e alle volte anche piuttosto intollerante nei confronti di ciò – cose, atteggiamenti e anche persone – che mal digerisci. Ma evidentemente è così che sei nella tua vera natura.

E non è che sforzarsi di smussare le proprie spigolosità per andare meglio incontro agli altri dia sempre buoni risultati.

Tanto vale, allora, essere fino in fondo se stessi e senza tanti senza di colpa.

Tanto vale, allora, dire che non riusciamo più a concentrarci su ciò che conta o che, se solo tornassimo a ragionare un po’ più a modo, dovrebbe contare veramente.

Troppa frenesia in ciò che facciamo. Troppa poca calma. Troppa poca ponderazione. E, spesso, anche troppa sufficienza.

Troppo incapaci di rallentare e così ascoltare i nostri veri battiti e anche quelli del mondo intorno a noi, corriamo da una parte all’altra senza criterio, senza una mèta, e immancabilmente ci perdiamo.

Ci perdiamo – e perdiamo.

E non che non si possa e non si debba anche correre – correre è anzi uno dei gesti più naturali che ci siano, subito dopo il camminare – ma non nel senso di andare genericamente di qua e di là perché aborriamo l’idea di stare un po’ più fermi e rilassati e concentrati. L’idea che anche se non corriamo dietro a tutto ciò che si muove forse non ci perdiamo granché.

E invece… Invece il meglio che riusciamo a cogliere dalla vita e dal mondo forse è proprio quando ci prendiamo tutto il tempo che ci serve per capire e per fare e per godere sul serio di qualcosa.

Sembrano sciocchezze, ma oggi bisogna ricordarsele ogni giorno, ogni ora, quasi ogni minuto, per come, viceversa, con frequenza impressionante facciamo di tutto per andare nell’esatta direzione contraria.