E di bello in questi giorni?
Di bello, in questi giorni settembrini di cielo molto spesso coperto e di pioggia frequente, leggo. Leggo libri, in massima parte. Libri in inglese, perlopiù. Libri a tutto campo. Saggistica, in prevalenza, ma anche buona narrativa. Su carta e anche su Kindle. Libri appena usciti e anche libri usati o presi in biblioteca. Leggo, in ogni caso, più che posso, visto pure che di lavoro in questo momento ce n’è poco o niente, e anche cercarne di nuovo non dà grossi frutti. Leggo allora per ricaricare le batterie mentali, intellettuali, conoscitive, linguistiche, empatiche, di senso, per essere così pronto a ripartire al meglio, si spera, quando sarà di nuovo l’attimo propizio. Leggo dunque. E quanto più mi sforzo di leggere di nuovo in forma lunga, staccato perciò dalla brevità e la frammentarietà e la dispersività e la vanità infinite del web. E cosa ci può essere di più bello di questo? Di più produttivo e improduttivo allo stesso tempo, a seconda dei punti di vista? Di più faticoso e gratificante per la mente, dunque fonte di attivo e proficuo allenamento, per l’intensa e prolungata attenzione e concentrazione che richiede? Leggo, così, e ne sono più che contento.
PS Consigli a margine, frutti di recenti letture (e non):
1) Contrariamente a quanto avrebbe potuto raccomandare sant’Agostino, che metteva in guardia dal dare libero spago alla propria curiosità, «quando incontrate qualcosa d’interessante, lasciate perdere tutto il resto e studiatelo». Frase dello psicologo sperimentale B.F. Skinner, incontrata tra le note di Curious. The Desire to Know and Why Your Future Depends On It, di Ian Leslie, letto a fine agosto.
2) Leggere un articolo di Robert Twigger sui benefici di un’ampia e variegata cultura generalista rispetto a una esageratamente specialistica. Un altro modo per dire che non è vero che bisogna per forza fissarsi su qualcosa di specifico per riuscire davvero nello studio, nel lavoro e anche nella vita; anzi, se ci si specializza e circoscrive troppo, si finisce solo per trincerarsi dietro quello che già si sa, poi quasi inevitabilmente arriva anche il momento che ci si scopre superati e tagliati fuori da tutto quanto è andato avanti senza che noi nemmeno ce ne accorgessimo.
3) Per bocca di Jenny Offill, in Dept. Of Speculation, finito ieri sera: «Uno studente domandò a Donald Barthelme come diventare uno scrittore migliore. Barthelme gli consigliò di leggere da cima a fondo l’intera storia della filosofia dai presocratici ai pensatori contemporanei. Lo studente volle sapere come potesse mai riuscirci. “Probabilmente sprechi il tuo tempo con cose come mangiare e dormire” disse Barthelme. “Lascia perdere questo, e leggi tutta la filosofia e tutta la letteratura”. Anche l’arte, si corresse. Anche la politica.»
4) Ma quando il meteo lo consente, anche camminare o pedalare, e pure sostare e oziare, per qualche ora, che sia in città o sia in campagna, in riva al mare o nei pressi di un lago, in collina o in montagna, non è affatto tempo “sprecato”. È anzi utile. Ed è, sicuramente, anche più che bello. Meglio, di certo, che passare ore a non finire davanti a uno schermo. Banale, ma ogni giorno di più va ribadito.