«Tenere sempre molte porte aperte»
[…] non penso che esista in Internet un mezzo di comunicazione o un ambiente che sia migliore in assoluto. Tutto può essere utile, anche i blog naturalmente, e la scelta di una soluzione o di un’altra dipende solo da che cosa si vuole fare e dalle proprie preferenze; sconsiglio comunque di innamorarsi e di fissarsi su un solo strumento perché ritengo che sia molto interessante provare in continuazione cose nuove e tenere sempre molte porte aperte.
Fabio Metitieri, Il grande inganno del Web 2.0, Editori Laterza, Roma-Bari 2009, p. 122.
A dispetto che sia stato pubblicato a inizio 2009 (quasi in contemporanea alla scomparsa estremamente prematura dell’autore. Senz’altro da leggere, al riguardo, il ricordo – Senza troppi inchini – dell’amico e collaboratore Riccardo Ridi, oltre ovviamente alla sua pagina web) e faccia perciò riferimento alla situazione della Rete quale si era venuta delineando fino al 2008 (dunque, prima del boom dei social network e, conseguentemente, il conclamato declino dei blog), anche letto nel 2014 Il grande inganno del Web 2.0 è un saggio che mantiene intatto il suo valore: evidenzia e chiarisce molti dei punti dubbi sul fantomatico web 2.0 che un utente di internet mediamente avvertito e attivo poteva aver già intuito in prima persona nel periodo del massimo impazzimento per i blog e gli user-generated-content; inoltre traccia alcune preziose linee guida per un miglior utilizzo delle risorse e degli strumenti della Rete, sia come fruitori che come produttori di contenuti (i quali dovranno necessariamente orientarsi verso una ritrovata maggiore qualità, pena affogare in un mare di scopiazzature e informazioni e opinioni di livello sempre più infimo).
Questa lettura tardiva di un libro (peraltro acquistato poco dopo la sua uscita, ma a lungo dimenticato su uno scaffale) è altresì la conferma involontaria di una linea di pensiero che vado coltivando ormai da diversi anni – quantomeno dal settembre 2008 – e che ultimamente si va, di nuovo, più che rafforzando. Cioè, per autocitarmi:
C’è del bello a essere up-to-date, sempre aggiornati e informatissimi, in perfetta sintonia coi tempi, al corrente e talora propagandisti delle ultime novità e tendenze, consumatori – come lettori, ascoltatori, spettatori, utenti, acquirenti ecc. – di quanto di più recente si trovi su piazza: dà una sensazione costante di euforia, di gioventù. Ma c’è del bello anche a essere distrattamente in ritardo, senza l’ossessione maniacale per il nuovo, presi più a riscoprire e approfondire che a scoprire, in breve tempo consumare e poi mettere via: è il piacere della lentezza, delle cose che durano, che sfidano l’usura del tempo. (Ed è anche il vantaggio, spesso, di spendere meno e avere a disposizione una scelta non preordinata, dove – come dice Alan Warner – sono il caso, il mistero e l’istinto a farla da padroni.)