Craftifesto – per un “nuovo” artigianato

Proseguendo nel filone delle letture sul web 2.0 e i nuovi sviluppi nella società nel suo complesso, qualcosa di cui innamorarsi seduta stante se solo si hanno un po’ a cuore le cose fatte senza fretta, con le proprie mani e la propria creatività, con cura, con piena consapevolezza di sé e del mondo intorno a sé.

Nel libro del 2008 Handmade Nation: The Rise of DIY, Art, Craft and Design […] uno degli autori, Faythe Levine, scrive con trasporto della sua eccitazione nell’allestire una bancarella alla Renegade Craft Fair a Chicago nel 2003: «Molti di noi non avevano idea di quello che stavano facendo, ma un’energia esilarante percorreva Wicker Park […] Sapevo che stava accadendo qualcosa di grosso […] Stavamo ridefinendo il significato dell’artigianato, e ce ne stavamo riappropriando […] Senza esserne realmente coscienti, stavamo creando un’economia indipendente, libera da legami con le grandi aziende. Mi resi subito conto di essere parte di una comunità artistica basata sulla creatività, sulla determinazione e sulle reti»*.

Altri probabilmente avranno provato lo stesso entusiasmo nel far parte di un movimento di artigiani apparentemente nuovo dieci, venti, o anche cento anni prima, ma poco importa. Handmade Nation di certo pare documentare un movimento che sta acquisendo autonomia e organizzazione, aiutato […] dalla nuova visibilità che le varie attività trovano su internet, che dà l’opportunità a persone entusiaste ed elettrizzate di incoraggiare individui analogamente entusiasti dell’altra parte del mondo, con una profondità e una velocità che non erano immaginabili in precedenza. […]

Per questi makers, internet non è un luogo dove il nuovo artigianato prende forma […] ma è il nuovo mezzo per comunicare l’artigianato (del mondo reale), per esporre progetti ed entrare in relazione con altri. È lo strumento attraverso il quale hanno potuto sviluppare collettivamente una percezione salda e positiva di condivisione di senso, e una missione, cosa che sarebbe probabilmente stata più difficile da stabilire quando l’attività artigianale era più frammentaria e isolata.

Un esempio dei significati personali e politici di questo recente movimento è espresso nel Craftifesto, scritto da Amy Carlton e Cinnamon Cooper, fondatrici del DIY Trunk Show, un evento annuale di artigianato a Chicago:

Craftifesto**

Craftifesto: Il è potere nelle tue mani!

Noi crediamo che:

l’artigianato è potente. Vogliamo mostrare la profondità e l’ampiezza del mondo degli artigiani. Qualunque cosa tu voglia, puoi probabilmente ottenerla da qualcuno nella tua comunità.

L’artigianato è personale. Sapere che una cosa è stata fatta a mano, da qualcuno a cui importa che ti piaccia, rende quell’oggetto molto più godibile.

L’artigianato è politico. Stiamo cercando di cambiare il mondo. Vogliamo che ciascuno di noi riconsideri la cultura delle multinazionali e del consumismo.

L’artigianato è possibile. Tutti possiamo creare qualcosa!

David Gauntlett, La società dei Makers. La creatività dal fai da te al Web 2.0, traduzione di Tiziano Bonini e Sara Maestro, Marsilio Editori, Venezia 2013, pp. 89-92.

  • Faythe Levine, Preface, in Faythe Levine, Cortney Heimerl, Handmade Nation: The Rise of DIY, Art, Craft and Design, Princeton Architectural Press, New York 2008, pp. ix-x.

** L’illustrazione è presa dalla pagina Facebook di Handmade Nation, che, oltre a essere un libro, è anche un documentario,  disponibile tra l’altro su YouTube in tre parti: 1, 2 e 3.