La gente intorno

[Riprendendo e, per quanto possibile, rivedendo (anche con qualche libertà) la traduzione a titolo personale di un vecchio pezzo di Jonathan Lethem per le pagine online di «Granta». Con la netta percezione di come spesso si commettano autentiche castronerie, traducendo un testo di getto per poi subito consegnarlo o addirittura pubblicarlo, senza darsi il tempo sufficiente di farlo decantare e riesaminarlo con maggiore lucidità, serenità, distacco e anche inventiva.]

Gente allo sportello che ti fa aspettare per rispondere al telefono, privilegiando il cliente all’altro capo della linea a quello davanti allo sportello, che si è fatto il viaggio, si è alzato dal letto, si è presentato di persona. Gente che interrompe la telefonata con chi ha chiamato per primo per usare l’avviso di chiamata e prendere la telefonata di chi ha chiamato per secondo. Gente davanti allo sportello che fa aspettare la persona allo sportello per parlare al telefonino. Gente che controlla la posta elettronica mentre è con te in una stanza. Gente che controlla la posta sullo smartphone mentre è a casa tua. Gente che ti chiede di usare il tuo computer o il tuo smartphone per controllare la sua posta. Gente che risponde alla posta di gente sconosciuta con celerità e pieno uso di maiuscole e punteggiatura, mentre agli amici più cari risponde con comodo e quasi senza maiuscole e segni di punteggiatura. Gente che rifiuta l’amicizia agli amici mentre l’accorda ai non amici. Gente che non saluta. Persone che non sono personali.

Gente che va alle feste e ignora gli amici, non balla con chi l’ha portata. Gente che ha più tempo, più munificenza, più cortesia, per gli sconosciuti che per gli amici. Bambini che amano zii e zie più del padre e la madre, i cugini più di fratelli e sorelle. Gente che appende alle pareti ritratti di Gesù Cristo o John F. Kennedy o Abraham Lincoln, come se Gesù Cristo o John F. Kennedy o Abraham Lincoln fossero dei parenti. Gente che usa i nomi di battesimo delle celebrità. Gente che per sembrare più familiare abbrevia il nome o appioppa un soprannome a gente che non conosce o conosce appena, specie quando chi ha davvero familiarità con chi si chiama così mai gli abbrevierebbe il nome o userebbe un soprannome. Tifosi da bar che non vanno mai a una partita di baseball o seguono una squadra “vera”. Gente sposata che si prende sbandate per una cameriera o una cassiera di banca.

Chi parla con l’invisibile, il lontano, il non presente, ignorando il visibile, il vicino, il presente. Quelli presi dai fantasmi. Chierici di ogni tipo. Gente con medaglioni con l’immagine di nonni che non ha mai conosciuto, mentre disdegna o trascura zii o zie ancora in vita. Gente che ricostruisce alberi genealogici o visita siti web genealogici ma è sgarbata e incivile con gli sconosciuti sulla metropolitana. Gente che adotta animali ma non bambini. Che mangia pesce ma non maiale.

Gente che si interessa al destino degli schiavi in lontane capitali che non ha mai visitato e mai visiterebbe. Gente che legge la sezione esteri dei giornali prima della cronaca locale, o che non legge mai la cronaca locale. Gente in estasi per la scoperta di pianeti orbitanti intorno a stelle remote di galassie irraggiungibili. Tutti interessati alla ricerca di forme di intelligenza extraterrestri. Gente che guarda gli Oscar ma non va al cinema. Gente che guarda la diretta dei festeggiamenti a Times Square la notte di Capodanno. Cantanti in playback. Cantanti al karaoke.

Gente che legge racconti su gente immaginaria mentre davanti a sé c’è gente reale, trascurata e incompresa. Gente che si emoziona leggendo un racconto ma resta fredda alle difficoltà degli amici. Patiti di fantascienza. Rievocatori storici. Amici di penna. Chi si innamora a distanza, proiettando i valori più cari su gente lontana, valori che non riconosce mai in chi è più vicino. Costruttori di capsule del tempo. Gente che riempie quaderni e diari che si potranno leggere solo dopo la sua morte. Autori anonimi. Donatori anonimi. Gente che commenta anonimamente sui blog degli amici. Gente che mentre parla con te, alle feste, guarda dietro le tue spalle alla ricerca di un’alternativa migliore. Necrofili.

Chi studia lingue straniere, soprattutto lingue morte. Studenti di esperanto o klingon. Chi piange la morte dei reali. Chi ama o odia qualcuno che non ha mai incontrato di persona. Cattolici che bevono il vino e mangiano l’ostia. Lettori di fonti secondarie prima che di fonti primarie. Archeologi e antropologi. Adoratori di specie estinte. Patiti del “caffè sospeso”. Sessuomani. Medici senza frontiere. Mimi che seguono la gente per strada.

Gente che usa macchine del tempo per impedire la crocifissione di Gesù Cristo o l’omicidio di Kennedy o Lincoln, ma non userebbe mai una macchina del tempo per scusarsi con chi ha trattato male in quarta o quinta elementare.

Avvocati dei bambini abortiti. Antiabortisti. Cacciatori di autografi. Sconosciuti che si intromettono nelle discussioni private per strada. Ammiratori. Ventriloqui. Ventriloqui alla radio. Gente che ascolta podcast in presenza di altri. Radioamatori. Collezionisti di francobolli, con i loro album e tamponi, adoratori del tenue fruscio cartaceo di ciò che arriva da lontano, che bagnano le buste per recuperare i francobolli annullati, buttano via le buste, ignorano gli indirizzi, senza curarsi mai dei nomi dei destinatari originali, le persone alle quali la lettera era rivolta, prestando invece grande attenzione all’affrancatura.

Soprattutto, scrittori.

Jonathan Lethem, Proximity People, «Granta», 21 maggio 2009.