Per una eliminazione delle feste e dei movimenti superflui
Le feste infrasettimanali sarebbero da eliminare; e i ponti, se non da abolire del tutto, da ridurre al minimo oppure concentrare in autunno e in inverno.
Perché, quando avresti più bisogno di continuità e concentrazione nel tuo lavoro, puntualmente interrompono ciò a cui ti stavi dedicando con discreto impegno, pur districandoti a fatica fra le immancabili complicazioni quotidiane.
Perché, pur fustigato e represso, il richiamo del giorno di festa ha senza fatica la meglio sull’imperativo di tirare dritto con ciò che stavi facendo, non meno della tentazione di spostare l’attenzione su cosa succede nel mondo anziché tenere gli occhi fissi sulla traduzione da ultimare.
Perché, una volta rituffato il corpo nel mare, è lì in realtà che vorresti stare ogni giorno, da giugno a settembre, e nuotare nuotare nuotare, abbandonandoti all’acqua, non davanti a uno schermo a digitare e leggiucchiare questo e quello.
Perché, come puoi tornare a farti piacere la silenziosa lettura al chiuso (anche di passi suggestivi come quello di Iris Murdoch sull’affinità tra il nuoto e il judo) dopo esserti dilettato a leggere ad alta voce su una spiaggia la sofferta opera prima della persona che ami?
Le feste infrasettimanali sarebbero perciò da eliminare (non meno dei movimenti superflui nel nuoto, nel judo e un po’ in tutti gli sport) o tutt’al più da concentrare in autunno e in inverno, perché in primavera e d’estate nocciono gravemente alle fatiche pseudo-intellettuali di chi già di suo ha un amore folle per l’impareggiabile bellezza del vivere e faticare all’aperto.