Un passo indietro, due avanti

E l’anno nuovo incomincia, deflagrati i dì festivi
come petardi tra i piedi, troppo molesti,
con il fumo negli occhi, con tensione nel cuore.

Così uno studente di fisica, fuorisede, salutava l’ingresso del nuovo anno nel lontano 1990, al ritorno solitario nella stanzetta in affitto in quel di Bologna, dalle parti di Piazza Martiri.

Chissà se c’era neve, quell’inizio gennaio lì. Probabilmente no. Di certo, non come nel proverbiale gennaio 1986, viceversa lo avrebbe ricordato.

Ricordava invece che era stato un momento molto teso e problematico della sua vita, in cui poco gli dava davvero piacere, davvero sollievo. Era semmai uno sprofondare precipitoso nella malinconia e nella solitudine, accanto a un progressivo perdere interesse per gli studi scientifici, per riparare all’opposto nelle letture letterarie e di riviste e giornali, in un sottofondo continuo di musica alla radio o, a casa, dal giradischi.

Tempo ne era passato da quel clima umorale lì. Meglio, vite erano passate da quella vita lì. C’erano stati periodi ancora più cupi, ma anche periodi decisamente più luminosi, momenti in cui persino le feste natalizie non rappresentavano un grosso peso, non infastidivano più di tanto.

In generale, però, restava una diffusa problematicità dell’esistenza. O, detto in altri termini, restava un’esistenza ancora non del tutto risolta.

Questo gli dava allora da pensare, anche in quell’inizio gennaio di ventisei anni dopo, sbrigate le ultime incombenze festivaliere, di nuovo tra la mura protettive dello studio di traduttore-contadino nel natio paese piceno-aprutino, circondato da volumi e scartoffie, e in sottofondo, alla radio, in quel momento, “Everybody Hurts” degli amati, disciolti R.E.M.

Ma a dispetto di questo riandare semi-ossessivo al passato, nel bene e nel male, sentiva anche che in quell’esistenza così così, molto altalenante, quell’anno nuovo lì forse c’era di nuovo spazio per qualcosa di veramente nuovo, vivo, emozionante.

Ed era a questo che doveva e voleva tendere. A questo dovevano andare le sue energie migliori.

In sintesi, fare un passo indietro solo per farne di nuovo due avanti.