Reset

Il caro computer fisso (che da anni continuo ostinatamente a utilizzare come strumento primario per lavoro e intrattenimento, pur disponendo di dispositivi portatili vari, molto meno ingombranti e senz’altro più cool e aggiornati) rifiuta di essere “clonato” e, così, ripartire semplicemente con un più potente hard disk (in realtà, due nuove unità di memorizzazione di massa: un più efficiente e silenzioso drive a stato solido per sistema operativo e programmi; un classico ma più capiente e prestante hard disk per i dati), dopo che quello vecchio cominciava a mostrare preoccupanti segni di cedimento. È perciò necessario formattare e reinstallare tutto in maniera pulita, sistema operativo e programmi, recuperando poi con un banale travaso giusto la partizione dati.

È una situazione che illustra bene, credo, l’operazione che ci tocca – o toccherebbe – fare ogni volta che un qualsiasi sistema che ci riguarda – volendo, dunque, anche la nostra stessa vita – comincia a mostrare gravi crepe: non basta – o non è proprio possibile – cambiare o aggiustare soltanto gli elementi guasti, per poi, come nulla fosse, riprendere a operare esattamente come prima, con lo stesso preciso corredo di “armi e bagagli” e abitudini; no, il percorso da seguire è molto più lungo e complesso, e richiede per prima cosa una pulizia radicale, ovvero un momento di fermo durante il quale procedere a un reset vero e proprio, in primo luogo organizzativo o, in altri termini, mentale. Non si butta tutto, naturalmente; l’esperienza fattuale accumulata – la partizione dati – si conserva, al pari degli strumenti cognitivi e operativi – software e hardware – che si sanno usare e di cui ci si fida. Ma quello che non serve o non funziona più va lasciato perdere: si riparte con meno, solo con ciò che è affidabile, e su questo si innesta eventualmente il nuovo.