Ci stava lavorando

Non lo sapeva, probabilmente non l’avrebbe saputo mai: come vivere con leggerezza, con una certa indulgenza nei propri confronti quantomeno, magari anche un discreto menefreghismo, in ultima analisi con bella disinvoltura e sano egoismo.

Non lo sapeva, probabilmente non l’avrebbe saputo mai: come non soffrire tanto, interiormente, ogni volta che qualcosa andava storto, non andava in porto, non giungeva a termine come avrebbe dovuto o potuto.

Non lo sapeva, probabilmente non l’avrebbe saputo mai: come farsene in tutta fretta una ragione se un amore sfioriva o falliva miseramente, su due piedi dimenticarsene e presto cercarne o renderne possibile un altro.

Non lo sapeva, probabilmente non l’avrebbe saputo mai: perché fosse così e non diversamente.

Non si lamentava, era certo, come regola generale, nelle sventure personali.

Quando andava male e stava male, di conseguenza, in massima parte taceva, si isolava, non cercava conforto.

Lasciava fare al tempo.

Sbagliando o indovinando, lasciava che fosse.

Non era così bello, e a volte qualche sonoro “Fanculo!” o “Pazienza, un corno!” ci sarebbero stati tutti.

Ci stava lavorando.