Interludio #16

Così, adesso, dopo tre anni di semi-purgatorio che dopo un solo anno da tesserato Fidal (e una maratona, una 33 km e svariate 5, 8, 10 e 21 km corse senza problemi) l’avevano buttato fuori dal podismo agonistico per una ricorrente anomalia asintomatica nel tracciato ecg alle alte frequenze cardiache della canonica prova da sforzo massimale al cicloergometro, e dopo essersi sottoposto sempre più stancamente a ripetuti test diagnostici e avere precocemente iniziato ad assumere regolarmente due farmaci per il controllo di 1) colesterolo e 2) ipertensione/insufficienza cardiaca, alla terza scintigrafia miocardica da sforzo in tre anni («alcun difetto reversibile della perfusione miocardica»), associata agli ennesimi esami ematici («reperti tutti nei limiti della norma»), aveva infine un «reperto di “probabile” normalità cardiovascolare».

Era vero che gli si continuava a «suggerire l’astensione dall’attività sportiva di tipo agonistico» e a non eccedere i 140-150 bpm. Però… però che liberazione.

La tentazione era forte di prendere ora quel referto e sventolarlo in faccia al medico sportivo che tre anni prima lo aveva bloccato all’apice della sua forma e foga fisica, senza voler sentire ragioni, dopo che l’anno precedente proprio lui gli aveva dato il via libera alla luce di preesistenti esami diagnostici rassicuranti.

La tentazione era forte anche di provare a riaprire la sua pratica presso la commissione medico sportiva regionale competente.

Ma ne valeva davvero la pena?

Davvero aveva ancora la voglia di sottoporsi a esami e giudizi e, con ogni evidenza, nuovi muri di gomma?

Davvero, soprattutto, aveva ancora la fantasia e la smania di correre di pochi anni prima, anche contro i consigli del tutto prudenziali e conservativi di chi suggeriva un approccio molto blando all’attività fisica?

Davvero la corsa poteva ancora spronarlo a raggiungere nuovi traguardi, non solo fisici, come ormai riusciva a fare quasi soltanto il nuoto, a lungo – lunghissimo – il suo vero tallone d’Achille sportivo, ma da qualche estate una delle rare fonti di beatitudine?

Davvero, insomma, era ancora incline a non mettere definitivamente una pietra sopra a quegli ultimi anni, così euforici e deprimenti allo stesso tempo?

Davvero, cioè, voleva ricadere di nuovo e banalmente nel passato?

“Fagli vedere!” sbraitava la voce scontrosa del mai sopito risentimento. “Vatti a riprendere quello che ti hanno tolto per un discutibile eccesso di cautela, o comunque dimostragli che non era come pensavano.”

“Volta pagina!” gli diceva con soavità la voce del più pacato buonsenso. “Lascia perdere! Non rivangare senza motivo una storia che a lungo ti ha fatto solo star male, psicologicamente più che fisicamente! Sii superiore e adempi altrove il tuo bisogno di realizzazione prima ancora che di rivincita!”

*

Quella mattina, intanto, per premiare il suo cuore alle sei aveva rimesso pantaloncini, canotta e scarpette e, dopo mesi di astensione più volontaria che forzata, aveva ordinato alle gambe di tornare a macinare minuti di corsa sul circuito che un tempo coprivano anche in tre quarti d’ora ma che adesso potevano accontentarsi di chiudere in un’ora esatta, bruciando quasi soltanto grassi, senza stillare sudore.