Colpe indicibili
Aver rischiato di far morire il lievito madre per mancato utilizzo, per mancato rinfresco, per mancato rinnovamento: indicibile colpa. Né più ne meno che far morire lentamente se stessi per mancato apporto di stimoli e nutrimenti nuovi e fecondi, per mancata vita spirituale, per mancato impegno, per mancato impiego di tutte le proprie forze fisiche e intellettuali. Né più né meno delle colpe di una famiglia, una comunità, una città o una nazione che rischiano di far morire se stesse non coltivando più a dovere, con costanza e buon senso e intelligenza e intensità, quei lieviti positivi, dentro e fuori di sé, che a suo tempo ne hanno fatto, e potrebbero farne ancora, un luogo in cui vale la pena di essere, di vivere, di darsi da fare, molto più che di avere, di sopravvivere, di lasciarsi pian piano andare via. Né più né meno delle colpe di far morire, per incuria, per dimenticanza, per ignoranza, per perversa e atroce vocazione alla tabula rasa e il tutto nuovo (o, talvolta, anche il tutto vecchio) a tutti i costi, quanto autenticamente di buono e di bello ci sia stato e ci sia tuttora intorno a noi.
Per esempio, non è una colpa indicibile non frequentare e abbandonare sempre di più a se stesse le biblioteche, più ancora che non comprare e leggere libri nuovi? Dove trovare i migliori lieviti intellettuali, culturali e sociali se non lì? E non dovrebbe essere quello il vero centro, il vero luogo di culto di ogni moderna comunità? (Ah, dite che con internet-la-biblioteca-infinita in pratica la biblioteca è assurta ovunque a questo status? Sì, ma i bit non bastano, perché accanto a un cervello noi abbiamo un corpo e quel corpo ha ancora fame di fisicità, come pure il cervello ha bisogno di organizzazione e di ordine e persino di limiti spaziali e temporali per non perdersi in vano in milioni, anzi miliardi, di rivoli e link.)