«I vestiti non avevano sostituito i libri»
Per sfuggire al tedio e alla mestizia di giorni di fine luglio che di tutto sanno meno che di un’estate alacre, pimpante, calda e luminosa, nonché sottrarmi al “mosciume” che pare essere la nota dominante della vita in Italia in questo periodo (di fatto, la parola e il concetto che ultimamente si sentono ripetere più spesso, quasi in ogni ambito, in risposta alla domanda “Come va?”), e in attesa altresì di vedere riaffiorare e coltivare «nuova intensità e nuova poesia di vita», riprendo la lettura di Edgar Morin, nell’autobiografia La mia Parigi, i miei ricordi (Raffaello Cortina Editore, traduzione di Susanna Lazzari, Raffaello Cortina Editore, Milano 2013). Tra le tante pagine belle, specialmente quelle del capitolo A Saint-German-des-Prés (pp. 81-101), un ritratto davvero libidinoso della vita intellettuale nella Parigi dell’immediato secondo dopoguerra, un’epoca euforica, per molti aspetti magica, in cui, in particolare, «i vestiti» (per non parlare di smartphone, e-reader e tablet) «non avevano ancora sostituito i libri» e dunque il mondo dell’editoria tutto conosceva fuorché la situazione di pesante crisi (finanziaria ed esistenziale) di oggi.
Saint-Germain-des-Prés è allora in fiore. È il centro della fauna intellettuale e artistica dell’epoca, che frequenta le Flore, Les Deux Magots, Le Bonaparte. Il ristorante Lipp si divide fra intellettuali e uomini politici. Molte librerie sottolineavano l’identità del quartiere, non solo La Hune, ma anche Le Divan e due o tre altre. In un raggio ristretto c’è una grande concentrazione di editori, come Le Seuil e Les Editions de Minuit, e altri sono molto vicini, come Gallimard, Juillard, Grasset, Fayard. Da allora, i più sono emigrati, e alla densità intellettuale del quartiere ha fatto posto un eccesso turistico venuto a strofinarsi contro ciò che non c’è più. All’epoca, scrittori e editori si incontravano nei caffè e nei ristoranti locali. Il Royal Saint Germain non era stato ancora sostituito da un Drugstore, e poi da una boutique Emporio Armani; i vestiti non avevano ancora sostituito i libri. Il mercato di rue de Buci era ancora popolare e a buon mercato, senza le gastronomie chic di oggi. L’abbondanza alimentare vi riapparirà solo nel corso degli anni.