Less and less?

L’anno contadino sta finendo. Quel che si è raccolto si è raccolto. Ora si tratta di riseminare. Il resto sono falò. pic.twitter.com/TlMuoexvSn

Così twittava lui il 6 novembre 2015. E riseminare aveva riseminato: grano duro, favino e, su un piano più strettamente professionale, gran belle letture e pure qualche buon contatto editoriale.

A ben vedere e leggere, però, nel giro di due mesi aveva riseminato soprattutto un’enorme quantità di tweet: alla faccia del less and less value che more and more gli attribuiva!

Per punirsi, come al solito, gli toccava ora di rimetterli in fila, i più significativi tra quelli scritti di suo pugno, per portare alla luce i fili conduttori, se ce n’erano.

#Felicità è… anche vedersi recapitare un atteso pacco di #libri usati da @BWBooks, Mishawaka, Indiana, USA. — pic.twitter.com/BW9sMErAe1 11 novembre 2015

Dategli anche il lavoro fisico più duro e pesante oppure la traduzione più impegnativa e snervante. Ma dover combattere con la burocrazia no. — 26 novembre 2015

L’approssimazione, forse il peggiore dei vizi. E noi italiani, a ogni livello, ne siamo i campioni, rei di un pressappochismo spaventoso. — 26 novembre 2015

L’inverno: anche il momento più propizio dell’anno per riprendere a leggere con intensità e profondità, cullando nuove idee e prospettive. — 29 novembre 2015

Non è mai un passaggio immediato o indolore. Ma, un pezzetto per volta, cambia il paesaggio fuori e dentro di noi, la geografia delle cose. — 4 dicembre 2015

È venuta fuori la Rete negli ultimi 20 anni. Ha significato molto. Ma non scalda (più). Non come un vero focolare. pic.twitter.com/DRAXYnnDeH 4 dicembre 2015

Tutto in ordine per il letargo invernale. Anche con la scorta di libri siamo a posto. Mancano solo freddo e neve. pic.twitter.com/nybjf2fKa5 8 dicembre 2015

Molti libri e autori nuovi finiti quest’anno sotto questi radar, ma anche svariati libri e autori del passato. Giudizio finale: ottimo anno. — 8 dicembre 2015

Tra rogne crescenti, per fortuna #leggere #libri è l’unico #piacere che non incontra cedimenti. Quando verrà meno anche questo, sarà la fine. — 10 dicembre 2015

Ed è un fatto: leggere ebook sul Kindle non prende più. Gli acquisti e le letture (portate a termine) su carta sono tornati preponderanti. — 10 dicembre 2015

Prossima tappa: ritorno agli acquisti nelle librerie fisiche e ai libri in italiano? Un po’ più difficile che aver detto addio a Facebook. — 10 dicembre 2015

In ogni caso è appurato che le librerie e i libri dentro i centri commerciali non suscitano più la minima attrazione: respingenti al massimo. — 10 dicembre 2015

La necessità che leggere torni a essere, oltre che intrattenimento e svago, formazione e anche erudizione. — 10 dicembre 2015

Con i libri, bene o male, di anno in anno si innova. Con la musica, invece, non c’è più nulla che prenda: con l’addio dei Rem, fine di tutto? — 11 dicembre 2015

Un motivo di sollievo per l’arrivo del Natale: stanno per finire le giornate che si accorciano. — 12 dicembre 2015

Del resto, il significato arcaico delle feste di luci e fuochi di fine anno è proprio questo: celebrare il ritorno della luce. — 12 dicembre 2015

Nell’attesa di veder riallungare le giornate e riguadagnare energia, si indugia a pensare su come è stato l’anno e come si vorrebbe il nuovo. — 12 dicembre 2015

Incuria, approssimazione, brutture. Case/strade/campi in abbandono o curati tanto per dire. Ogni giro in campagna è un cazzotto nell’occhio. — 12 dicembre 2015

Non che tu brilli a precisione, cura, amore per la bellezza e l’armonia esteriori. Guardandoti in giro, però, senti quanto latitino ovunque. — 12 dicembre 2015

“Se non hai in tasca pezzi da cento, in giro per negozi d’abbigliamento è tutta ‘na bruttura, tutta ‘na cenceria” dice lei. Condividiamo! — 12 dicembre 2015

Ma brutture e cencerie non dettano legge solo nell’abbigliamento. Imperano un po’ ovunque, anche nell’editoria, nella musica, al cinema ecc. — 12 dicembre 2015

Verrebbe da dire che sono venuti meno il senso estetico e il senso della qualità. Accanto ai soldi, ovviamente. — 12 dicembre 2015

Ci si isola dal consorzio umano a forza di amare più i libri che le chiacchiere e i giochi tra “amici” o i balli “esotici”. Ma vuoi mettere? — 12 dicembre 2015

Chiudere i cantieri in corso in questo ultimo scampolo di 2015, letture comprese, per poterne aprire di nuovi e migliori nell’anno che sarà. — 14 dicembre 2015

A #fire burning is always needed, be it inside or outside ourselves. With no flame shining, we’re completely lost. pic.twitter.com/JXQaJv9M1w14 dicembre 2015

Col tempo, anche il fuoco più vivo si estingue. Resta solo cenere, a ingentilire e fertilizzare la nuda terra. pic.twitter.com/RvByYNJEEd14 dicembre 2015

Questo senso di abbondanza e spreco, ma anche un senso pesante di desolazione, nei centri urbani, commerciali, artigianali, industriali. — 15 dicembre 2015

Quando il bisogno impellente di completare la lettura di un libro ha la meglio su altre impellenze, male non è. — 16 dicembre 2015

La pazienza, che ce ne vuole tanta. Ma ad averne troppa è anche uno sbaglio. — 18 dicembre 2015

Bambini e adolescenti assieme, si ritrovavano, adulti, ai cimiteri e ai funerali. — 18 dicembre 2015

Li fregava il fatto che, adulti, e di una mezza età avanzata, conservavano ancora bene un’aria giovanile. — 18 dicembre 2015

Ieri: “Vorrei che non fossi/sempre solo racchiuso/nei miei muti pensieri/in un canto discosto/a meditare la vita/nei toni del blu”. Oggi? — 18 dicembre 2015

Non appartenere al vecchio, non appartenere al nuovo. Essere al contempo in ritardo e in anticipo sui tempi. Come dire, essere fuori luogo. — 20 dicembre 2015

“What’s past is past. One could leave it as it is, too.” – Maggie Nelson, “Bluets” pic.twitter.com/xV9mKDoqER20 dicembre 2015

For a better future, the need to make a cleverer, more ingenious, imaginative and productive use of the best parts of our past and present. — 20 dicembre 2015

Si pensava che il web potesse uccidere le letture lunghe. A patire sono semmai quelle di breve e media durata, a favore di minime e massime. — 20 dicembre 2015

Il giorno più corto. E anche il bisogno più intenso di dormire. O, come i ritmi naturali sono impressi in noi stessi. #solstiziodinverno21 dicembre 2015

Quella stanchezza crescente di dover sapere tutto e/o farsi carico di tutto. Spiega perché poi spesso ci rintaniamo, spossati, in noi stessi. — 22 dicembre 2015

Ma come facevi quando, iscritto a più ML, arrivavano anche 100 #email al giorno e altre ne scrivevi? Non c’era altro, ok, ma ora pesa tutto. — 22 dicembre 2015

L’idea insistente che, dopo vent’anni di internet e vita digitale ± ad alta intensità, davvero si sia arrivati a una nuova (ri)dimensione… — 22 dicembre 2015

…e che, finalmente, si sia pronti a riapprezzare anche la vita, i modi di fare e i ritmi pre-web/social/smartphone/digitale. — 22 dicembre 2015

Un editore – @FaziEditore – che ti manda gli auguri in cartaceo. Grazie! Ma grazie grazie!! Dovremmo rimparare a farlo un po’ tutti!!! — 22 dicembre 2015

Ordine, cura, bellezza, intraprendenza, caparbietà, innovazione, valorizzazione di sé: possibili parole d’ordine dell’anno che sarà. — 22 dicembre 2015

Altra parola d’ordine per l’anno a venire: premiare chi dimostra o ha dimostrato una gentilezza speciale; ignorare suppergiù tutti gli altri. — 22 dicembre 2015

E poi leggere, sempre di più e meglio. Cioè, non robetta striminzita, predigerita, “semolino”; ma testi ponderosi, impegnativi, “bistecche”. — 22 dicembre 2015

La necessità, per chiunque scriva/parli in “pubblico”, specie chi più addentro alle parole, di esprimere e promuovere un po’ solo il meglio. — 23 dicembre 2015

La necessità, per dirla con le parole di donna Agata la maestra-locandiera, di promuovere un’elevazione dei comportamenti e gusti medi. — 23 dicembre 2015

In campagna non si finisce mai di fare e disfare. Quello che andava bene ieri oggi non va più, ma, rinnovato, potrebbe tornare buono domani. — 23 dicembre 2015

La cosa peggiore di tutte è restare fermi, non attrezzarsi, non aggiornarsi, non puntare a migliorarsi, non rimettersi di continuo in gioco. — 23 dicembre 2015

Anche con le traduzioni, insistere troppo sullo stesso tipo non permette di sopravvivere nel lungo periodo, perché finisce che non vanno più. — 23 dicembre 2015

Il contadino e il traduttore hanno questo in comune: devono sapere e saper fare un po’ di tutto; per campare, devono avere estrema duttilità. — 23 dicembre 2015

Notte di luna piena per un Natale di luci esteriori e interiori così così, contraddittorie. Qualche buon segno ma, ancora, quasi più ombre. — 25 dicembre 2015

A pesare soprattutto le molte apprensioni e, forse di più ancora, le molte finzioni di contentezza cui, per quieto vivere, ci si costringe. — 25 dicembre 2015

Non aspettare Capodanno né Santo Stefano per tornare a correre o camminare, ma uscire già la mattina di Natale. Questo sì è volersi bene. — 25 dicembre 2015

Riempie il corpo di endorfina / la corsa lungo la Piceno-Aprutina, / la mattina di Natale / come un giorno più normale. / — 25 dicembre 2015

Risalendo la Val Vibrata / già una meta è prefissata: / anziché solo mangiare mangiare mangiare, / perché non camminare, pedalare, nuotare? / — 25 dicembre 2015

Ai piedi dei Monti Gemelli / i posti son proprio belli. / E alla fine la smania è sempre quella: / salire a piedi a Civitella. — 25 dicembre 2015

Pro dello smartphone: stiamo meno al pc, leggiamo/scriviamo meno email/post, guadagnando così tempo per leggere roba ➕ di sostanza, i.e. libri. — 26 dicembre 2015

Contro dello smartphone: letture e scritture online sono sempre più sminuzzate, interagiamo per immagini e like, la rete arricchisce di meno. — 26 dicembre 2015

Se la rete per più versi perde punti, all’opposto ne riguadagnano la radio e più ancora la tv, grazie ai numerosi nuovi canali specialistici. — 26 dicembre 2015

Il grande inconveniente, anche con la tv, è che, a parte certe serie, facciamo estrema fatica a seguire un programma per tutta la sua durata. — 26 dicembre 2015

È l’attenzione che, appena interviene una qualche interruzione, va completamente a farsi benedire. È la schizofrenia del multitasking. — 26 dicembre 2015

Nel nuovo anno vorrebbe qualche volta tornare a leggere un giornale o una rivista dal principio alla fine. Solo, dubita che ci riuscirà. — 27 dicembre 2015

Più facile assentarsi e astrarsi continuativamente per leggere tomi di 600-700 pagine, soprattutto nei mesi più freddi (se freddo ci sarà). — 27 dicembre 2015

Se la messa in una cattedrale è preferibile ai film di Natale di una multisala caotica e le copertine respingenti di una libreria di catena. — 27 dicembre 2015

Come disse quel prete brioso, i centri commerciali si possono ritenere le moderne cattedrali dove i genitori portano i figli anziché a messa… — 28 dicembre 2015

…Come a dire che oggi veneriamo più che altro il dio consumo, accanto al dio intrattenimento. O, in altre parole, siamo tornati politeisti. — 28 Dicembre 2015

Quel bisogno di trovare nuovi impieghi a opifici un tempo floridi ma poi dismessi. Quel bisogno anche di trovare nuovi impieghi a noi stessi. — 29 dicembre 2015

2015, l’anno che capimmo senza ombra di dubbio che #leggere su #carta piace – e soprattutto lascia – molto di più che leggere in #digitale. — 29 dicembre 2015

2015, anche l’anno passato interamente senza Facebook, l’anno che smettemmo quasi del tutto Tumblr e razionalizzammo la presenza web. — 30 dicembre 2015

2015, in generale, l’anno in cui il digitale smise di essere un’ossessione, dopo 20 anni di uso forsennato, euforico e idiota al contempo. — 30 dicembre 2015

E il 2016? Se possibile, l’anno in cui gettare saldamente le basi per i 20 anni a seguire, sia dato o no di viverli tutti, di persona. — 30 dicembre 2015

If you wanto to write, just listen, observe, read, and write. But if you want something more, just live. — 31 dicembre 2015

Un verbo per il 2016: selezionare. Selezionare le cose da leggere, ascoltare, vedere, pensare, dire, fare. Senza selezione un gran calderone. — 1 gennaio 2016

Non senza pene e affanni, però atterrati nel nuovo anno. Ora finalmente un poco fermi, un poco spenti, in #ricarica. — 2 gennaio 2016

Costringersi a uscire e andare di corsa, alle volte. Altre, costringersi a NON farlo. — 2 gennaio 2016

Squarci luminosi nel cielo di prima mattina, con l’illusione di bel tempo, poi, con rapidi movimenti, un riaddensarsi di nubi: l’inverno.— 3 gennaio 2016

In 20 anni la mutazione radicale di paesaggio e stili di vita: rotonde, centri commerciali, multisale, parabole, pannelli solari, cellulari. — 3 gennaio 2016

E pale eoliche, rivendite d’auto ovunque, capannoni vuoti, fabbriche smesse, campi incolti, spazzatura, ossessione per cibo e cazzate varie. — 3 gennaio 2016

Escono già gli elenchi dei migliori #libri da leggere nel nuovo anno. Come se l’elenco dei libri in arretrato già non strabordasse di suo. — 4 gennaio 2016

Anno dopo anno, anche per il lettore più avveduto è uno slalom sempre più tosto tra strombazzate novità assolute e astute ripubblicazioni. — 4 gennaio 2016

E mentre in pochi ci dibattiamo su quali libri leggere e quali film/spettacoli vedere, in tanti non hanno dubbi: 0 libri, e film di cassetta. — 4 gennaio 2016

Con internet, come con tutto: entusiasma essere tra i primi utilizzatori di qualcosa; poi, quando arriva la massa, è tempo di scappare. — 5 gennaio 2016

E quando la massa si ritira, si può anche tornare ma non è più la stessa cosa. — 5 gennaio 2016

Se Twitter toglie il limite dei 140 caratteri è chiaro segno di un’inversione di tendenza: gli ammiccamenti, i messaggi spot, non vanno più. — 5 gennaio 2016

Si sente il bisogno di conversazioni di maggiore sostanza: basta con gli “aperitivi” ammazzafame, sotto con i “primi” o i “secondi” corposi. — 5 gennaio 2016

#Istat: leggono #libri ~4 italiani su 10. Di questi, il 45,5% max 3 libri l’anno, e solo il 13,7% più di uno al mese https://t.co/Q5dO85l8Ll. — 6 gennaio 2016

Just a few hours, and goodbye to all these shimmering lights. And we can, at l(e)ast, jump-start the new year. pic.twitter.com/N3SFj7EgM2. — 6 gennaio 2016

Feste e vacanze dovrebbero essere occasioni di ricarica; il più delle volte sono invece meri intermezzi, ed è già tanto se non buttano giù. — 6 gennaio 2016

La “festa” per tanti è finita, non ci piove, ed è dura ammetterlo; per altri non è mai cominciata; altri ancora non sanno proprio cosa sia. — 7 gennaio 2016

Qui si sa solo che le feste di Natale-Capodanno-Epifania sono finite, ed è, ci pare, cosa più che buona rimetterci finalmente un po’ a dieta…— 7 gennaio 2016

…riprendere con un po’ più di attività fisica e anche un po’ più di sforzi lavorativi. E un po’ meno di vuoti passatempi internettiani. — 7 gennaio 2016

D’incanto, passate le feste, «di #quiete è ricolma la sera, di silenzio e di assenza». Poco importa se è gennaio, non maggio, 10 anni dopo. — 7 gennaio 2016

Libro 1 dell’anno andato. Giudizio: tra le 4 e le 5 stelle, e autrice (straniera) da seguire per bene. — 8 gennaio 2016

Si riuscisse a tenere per tutto l’anno la media di un libro letto a settimana, sarebbe una gran cosa. Ma anche uno ogni due, una favola. — 8 gennaio 2016

L’imbarazzo di rileggere un proprio libro: ci può stare. Ma pensa al mostruoso imbarazzo dovessimo rileggere tutto quanto sparso per la rete. — 8 gennaio 2016

Le probabilità di NON dire “Che grande spreco che sono stati i nostri 40 #anni“? Al momento piuttosto basse. Belli, forse, ma #sprecati. — 8 gennaio 2016

When 40s become 50s, you just know you have still to work harder than you did all the years before, but with much less strength left in you. — 8 gennaio 2016

And, please, do not say 50s are the new 30s, as you said 40s were the new 20s. If you do, sorry but you’re terribly wrong, as you were then. — 8 gennaio 2016

Un inverno senza freddo, senza neve, scombussola i ritmi delle persone non meno della natura. Perché noi siamo natura, molto più che cultura. — 8 gennaio 2016

Quand’è che abbiamo smesso di uscire la sera? verrebbe da domandarsi. Quando l’ultima volta a un concerto, a teatro, al cineclub? Che rinco. — 8 gennaio 2016

Il ridimensionamento delle nostre vite, con la riduzione a uno spazio quasi solo virtuale, che sia (stato) volontario o forzato, che pena! — 8 gennaio 2016

.@christianraimo, “L’Italia divisa tra chi legge e chi no” https://t.co/mu7FwiBjQ3. — 9 gennaio 2016

Su #internet “gli interventi degli #intellettuali perdono la capacità di focalizzare l’attenzione.” #JürgenHabermas pic.twitter.com/n6k1gIMV8q9 gennaio 2016

Si poteva parlare di #escribizionismo, ma resta l’impressione che tenere un #blog comportasse anche selezione e cura. pic.twitter.com/TD0daGqalD9 gennaio 2016

Rispetto ai blog, con i social si tratta invece di un modello di comunicazione e soprattutto (auto)promozione molto, molto più spicciolo. — 9 gennaio 2016

Ogni modello di comunicazione, come ogni modello di socializzazione, sottende una visione del mondo e, a suo modo, un’ideologia. — 9 gennaio 2016

Quella dei social è, suppergiù: ognuno può dire la sua, anche con estrema facilità, ma di fatto conta zero. — 9 gennaio 2016

The inconvenience of all this is: even those (not me among them, of course) who really have something to say, cleverly, count less and less. — 9 gennaio 2016

Cominciare a pensare che tutto quello che scriviamo e pubblichiamo in rete resterà, pur sepolto in qualche recesso, a nostra futura memoria. — 9 gennaio 2016

In altre parole, ci conviene essere editor feroci di noi stessi, che sia sui social che sia altrove, perché un dì non si rida troppo di noi. — 9 gennaio 2016

Tirando le somme, a occhio e croce si poteva dire che:

  1. per quanto spesso e volentieri ne dicesse sempre più male, in realtà la rete gli piaceva ancora da morire, viceversa non sarebbe stato tanto a twittare (e, di nuovo, a postare sul suo sito/blog);
  2. era assodato che però i libri lo attraevano probabilmente di più, o meglio gli trasmettevano maggiore calma e pacatezza, mentre quando leggeva qualcosa in rete, o peggio ancora metteva mano allo smartphone per dire qualcosa, era più facile che in qualche modo si infervorasse;
  3. restando ai libri, con ogni evidenza la carta era tornata ad avere la meglio sul digitale, sugli ebook;
  4. restava invece la distanza – un tempo impensabile – da riviste e giornali su carta;
  5. gli piaceva sempre di più leggere – ma anche scrivere – in inglese;
  6. per certi aspetti, quando scriveva era sempre più categorico, specialmente se ricorreva all’inglese;
  7. non di meno, si contraddiceva di frequente, ovvero continuava a dire determinate cose ma subito dopo era come se facesse volutamente l’opposto;
  8. insomma, si prendeva allo stesso tempo maledettamente sul serio e più che in giro da solo;
  9. in ogni caso detestava la mediocrità, l’approssimazione e le cose dette/scritte/fatte tanto per dire/scrivere/fare, dunque mirava quanto più al meglio, al “bello”, al “ben detto”, al “ben scritto”, al “ben fatto”, in poche parole alla qualità, alla cura, alla selezione;
  10. con tutto che desidevava farne un uso più contenuto, se davvero Twitter avesse tolto il limite dei 140 caratteri, sarebbe stato tra i primi a rallegrarsene, per non dovere più scrivere tre o quattro tweet di seguito per esprimere dei pensieri che non potevano essere sintetizzati in poche battute e con una punteggiatura ridotta all’osso.