Carta straccia

1. Pure, dovremmo desistere dal bisogno di dire qualcosa in poche battute, dall’urgenza di esprimere un pensiero senza prima elaborarlo per bene. Non è così che succede, troppe volte. Crediamo – meglio, smaniamo – di apparire arguti, intelligenti. Viceversa, il più delle volte siamo solo esibizionisti, o se preferite “escribizionisti”. In buona sostanza, né più né meno che sciocchi: intelligenti sciocchi. O sciocchi intelligenti, siamo lì.

2. Perché giornali e riviste cominciarono a mettere online gratuitamente i loro articoli? Era nel loro interesse farlo? Era nel nostro interesse farne man bassa e, così, non comprare più giornali e riviste? È davvero nel loro e nel nostro interesse tutta questa gratuità dei contenuti? Non è arricchire pochi giganti della rete e impoverire tutti gli altri? Non è togliere valore alla parola scritta, inflazionata, tenuta in scarsissimo conto? Non è diseducare alla necessità di compiere degli sforzi, anche pecuniari, e affinare le proprie competenze per accedere a un prodotto di qualità superiore, ben fatto, ben ricercato, ben scritto? Non è livellare tutto, ma verso il basso?

3. «Scrivere un racconto» – per estensione, scrivere qualunque cosa – «richiede solitudine pubblica. […] Richiede anche anni di letture – letture solitarie», dice il direttore della «Paris Review», Lorin Stein, spiegando come da qualche anno lettori e scrittori abbiano cominciato a capire di che cosa ci sta privando internet: tempo prezioso da passare da soli con la parola scritta. Un solo problema: come non cedere al richiamo di internet dopo una, due o più ore di lettura/scrittura solitaria? Come?

4. C’è forse una cosa sola, oggi, che ci impedisce di staccare del tutto da internet, ed è che dobbiamo lavorare. Senza internet non siamo più in grado di lavorare: il lavoro, se ne abbiamo, viene da lì; se non ne abbiamo, dobbiamo trovarlo lì. Comunque la si rigiri, siamo fottuti da internet. [Detto da uno che, lavorativamente parlando (ma non solo), a internet deve quasi tutto.]

5. Libro 2 dell’anno andato. A dispetto del richiamo di internet. Grazie al richiamo di internet che l’ha fatto scoprire. Pari e patta, dunque: internet toglie, internet dà.

6. Gli ha regalato un’agenda, una bella agenda, lei. Non sa però se la userà. Non è capace di usarle, le agende, lui; vanno contro la sua natura disordinata, indisciplinata, tutto fuorché incasellabile. Già i quaderni gli stanno stretti, quelli a quadretti su tutti gli altri, quelli a righe subito dietro. Dover fissare giorno per giorno qualcosa su pagine preordinate, però, è come incatenarlo a una scrivania e non aver modo di leggere un libro, giracchiare su internet, ascoltare musica: da lui non uscirà niente. Avendo a disposizione dei fogli bianchi, sparsi, meglio se parzialmente usati e spiegazzati, sarà diverso: ogni tanto qualcosa finirà per appuntarvisi; ogni tanto qualcosa, sistemato, rifluirà in rete; presto quei fogli saranno solo carta straccia.

[Continua, appunto su carta per appunto su carta.]