La maratona del cambiamento
Ecco, con le giuste letture cominciava forse a capire perché tante decisioni di cambiare drasticamente determinate abitudini riconosciute come nocive risultavano spesso inefficaci: perché mi sa che era proprio sbagliato l’approccio della drasticità, della perentorietà, della terapia choc, del tutto e subito.
Perché, come spiegava Jeremy Dean, «cambiare abitudine non è uno sprint: è una maratona. L’approccio giusto è svegliarsi domani mattina quasi esattamente come la stessa persona di oggi, a parte un piccolo cambiamento – un piccolo cambiamento che si possa replicare ogni giorno fino a non notarlo più, al che sarà il momento di programmare un’altra piccola modifica».
Più che pensare a rivoluzioni improbabili, bisognava quindi fare pratica assidua e costante di riformismo.
E con quel pensiero in testa, decise già da quella sera di misurarsi con un primo piccolo e non impossibile cambiamento: andare ogni giorno a letto non più tardi delle 23.30, e non chiudere la giornata leggendo o scrivendo al computer.
Alle 22.50 spense perciò ogni cosa giù nello studio e salì di sopra, portando con sé un volumetto di racconti, arrivato giusto quel giorno insieme al libro di Dean.