Carta straccia #2

7. Le intuizioni sono potenti. Dovremmo fidarci di loro più spesso; dovremmo dar loro maggiore seguito; dovremmo, colto un segnale, percepito un rischio, avvertita una possibilità, agire con più rapidità e, soprattutto, consequenzialità. Dovremmo! Facciamo invece secondo le nostre capacità, secondo i nostri tempi, secondo il nostro umore, secondo le nostre priorità esistenziali, lavorative ecc. Non dovremmo farcene una colpa.

8. Viviamo, ormai, stando a quanto appare con crescente evidenza, in isole sempre più ristrette. Abbiamo modo di essere in contatto con quante più persone vogliamo, ma la verità è che interagiamo e dialoghiamo davvero con pochissime; e ancora meno, forse, sono quelle con cui ci intendiamo al di là di una mera facciata di rispettosa cordialità. Insomma, a dispetto delle accresciute possibilità comunicative e interattive, pare non ci sia più molta comunione, persino tra persone a suo tempo sufficientemente intime tra di loro. È un po’ ovunque un rassegnato sopportarsi, se non un educato ignorarsi, più che un convinto amarsi o, se non altro, desiderio concreto di confrontarsi, cercando di andare oltre la sfera estremamente circoscritta del proprio essere e pensare e fare e soffrire e, in qualche caso, gioire. È diffusa stanchezza. È dilagante, reciproca sfiducia. È, di fatto, separatezza à gogo.

9. Sono (stati) anni intelligenti i nostri? Si fa davvero fatica a crederlo. Ma, del resto, sono mai esistiti anni davvero intelligenti, anni indiscutibilmente vissuti con intelligenza?

[Continua da qui. Proseguirà?]