Tradurre la letteratura

[C’erano anni in cui andavamo agli incontri sulla traduzione. Anni in cui frequentavamo corsi sulla traduzione. Anni in cui traducevamo, per puro diletto, sulla traduzione. Sbagliando, magari, ma almeno c’era slancio, c’era voglia di fare, voglia di esplorare, voglia di andare. Quello che oggi troppo spesso manca. Oggi che, per un verso o per l’altro, troppo spesso siamo fermi. Il buon senso fatto persona. Che orrore! Tempo di fare più di un reload? Qui, riandiamo al 2004. Quando ancora avevamo numi tutelari. E uno di questi si chiamava Henri Meschonnic. E scusate se è poco.] […] Mentre la letteratura è […]

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Vodka e zakuski

[L’ingresso dell’autunno, con il brusco calo delle temperature e le giornate di nuvole e pioggia dopo gli ultimi assalti di caldo africano, è probabilmente il periodo dell’anno che, obbligando di nuovo a fare i conti con la realtà del tempo che passa (e non sempre – anzi di rado – nel migliore dei modi), più induce alla malinconia, alla nostalgia, al rimpianto e, in generale, a riandare al passato. Eccomi così rimettere brevemente mano a un brano ripescato dieci anni fa, in questi precisi giorni, da un numero della «New York Review of Books» di dodici anni prima, agli esordi della […]

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La separazione

[Riprendendo e rivedendo, di nuovo, una vecchia traduzione (per diletto, ça va sans dire). Perché solo leggendo e rileggendo, come scrivendo e riscrivendo, ovvero traducendo e ritraducendo, si può forse arrivare a capirci qualcosa.] di Jacques Ancet* […] Congiunte dapprima, disgiunte in seguito, scrittura e traduzione si ricongiungono di nuovo, ma in un rapporto inverso rispetto all’inizio. Il riavvicinamento non avviene più sul tradurre, che presuppone sempre dualismo (vivere/scrivere, creare/tradurre) e, quindi, gerarchia e svalutazione del secondo termine rispetto al primo. Adesso si fonda sullo scrivere, perché entrambi sono un produrre. Così vita e scrittura, creazione e traduzione non si […]

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La gente intorno

[Riprendendo e, per quanto possibile, rivedendo (anche con qualche libertà) la traduzione a titolo personale di un vecchio pezzo di Jonathan Lethem per le pagine online di «Granta». Con la netta percezione di come spesso si commettano autentiche castronerie, traducendo un testo di getto per poi subito consegnarlo o addirittura pubblicarlo, senza darsi il tempo sufficiente di farlo decantare e riesaminarlo con maggiore lucidità, serenità, distacco e anche inventiva.] Gente allo sportello che ti fa aspettare per rispondere al telefono, privilegiando il cliente all’altro capo della linea a quello davanti allo sportello, che si è fatto il viaggio, si è […]

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Sulla poesia e i poeti

[Nella giornata mondiale della poesia che si celebra il primo giorno di primavera, la riproposizione di due assaggi di traduzione da un libro del 1998 della scrittrice catalana Nuria Amat.] Simone Weil, sorta di istitutrice mistica delle lettere, una volta disse, a ragion veduta: «Il popolo ha bisogno della poesia come del pane». Prima e dopo di lei, alcuni scrittori, i più credenti, conservano, nell’angolo più felice del loro disincanto, la stessa fede, inutile, nella poesia, anche se rovesciano senza rimedio la frase della Weil: perché il popolo, o, se si vuole, l’individuo, non ha più bisogno della poesia come […]

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