Tre punto zero?

Di nuovo, quella mattina, aveva letto che era «tutto un problema di scelte. E di priorità». Dunque, meglio «fare meno, ma farlo meglio». Concordava. Pensava da tempo che quasi in ogni campo bisognasse orientarsi verso un po’ meno cose, e alle volte anche un po’ meno persone, ma le une e le altre di qualità più elevata. Nel campo delle cose scritte, in particolare, riteneva utile sacrificare e ridimensionare la lettura di testi concepiti espressamente per il web (e non sempre – anzi di rado – pregevoli), a beneficio di testi con ben altri controlli e imprimatur, quindi, almeno in […]

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A cuor leggero

Mancava un mese, dunque c’era ancora tempo, visto che quell’anno, con Pasqua altissima, la fine del Carnevale sforava ai primi di marzo. Ma cominciare già a pensarci non era una cattiva idea, specialmente in quel pessimo clima di crisi generalizzata che a turno abbruttiva, incattiviva e avviliva gli animi. A tal proposito, giusto quella mattina, in un rinnovato sbotto di insofferenza aveva scritto una piccola nota scatologica che bene riassumeva il suo pensiero. Diceva che serviva ormai a niente, ma, per quel poco che seguiva ancora le vicende nazionali, si intestardiva a ripetere che il 2013 era stato un anno […]

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La maratona del cambiamento

Ecco, con le giuste letture cominciava forse a capire perché tante decisioni di cambiare drasticamente determinate abitudini riconosciute come nocive risultavano spesso inefficaci: perché mi sa che era proprio sbagliato l’approccio della drasticità, della perentorietà, della terapia choc, del tutto e subito. Perché, come spiegava Jeremy Dean, «cambiare abitudine non è uno sprint: è una maratona. L’approccio giusto è svegliarsi domani mattina quasi esattamente come la stessa persona di oggi, a parte un piccolo cambiamento – un piccolo cambiamento che si possa replicare ogni giorno fino a non notarlo più, al che sarà il momento di programmare un’altra piccola modifica». […]

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Adultità in crisi

E l’anno si chiude suppergiù sulle stesse note con cui era cominciato. Ovvero, sul tema dell’adultità in crisi. Sulla necessità di smettere di fare i giovani quando giovani non si è più. Sul perché gli adulti dovrebbero autoassolversi un po’ meno nei loro tratti negativi e ridimensionarsi un po’ di più in quelli positivi. Sul perché il problema vero sono gli adulti, più che i giovani. Daniele Marini (università di Padova), oggi su «La Stampa»: […] se i giovani si caratterizzano e soprattutto si autodefiniscono in modo critico più che positivo, forse è perché sono più esigenti di quanto non […]

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In forma di tweet

Senza un ordine preciso, né temporale né tematico, un calderone di tweet seminati tra il 2009 e il 2012, più qualche inserto improprio – cioè fuori da Twitter – del 2013. Scongiurando di accumularne di nuovi. C’è, ci deve essere, in un traduttore una vena di masochismo, accanto a una più o meno marcata e palese misantropia. È un fatto: devi spegnere la tua voce, ammesso che ne abbia una, e tappare anche occhi e orecchi, se e quando vuoi tradurre con intensità. Presenti gli ebrei al Muro del Pianto? Così tu alla seconda rilettura di una tua traduzione, avanti […]

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